Da qualche tempo le tensioni tra l'Iran e il mondo occidentale sono aumentate, complici le vicende siriane (l'Iran appoggia e finanzia la minoranza sciita al potere in Siria) e la minaccia atomica, di cui ha parlato il premier israeliano Netanyahu all'ONU.
L'Iran è oggetto di sanzioni internazionali, che da una decina di giorni stanno facendo crollare il valore della moneta, il riyal iraniano, rispetto al dollaro e salire l'inflazione.
Siamo di fronte a un caso quasi da manuale. Non risulta che la banca centrale iraniana abbia fatto scelte irragionevoli, come finanziare il debito pubblico "stampando" moneta. Semplicemente, la fiducia nella moneta è crollata perché gli iraniani pensano si metterà male: le sanzioni significano calo delle vendite di petrolio e minori entrate per lo Stato, investimenti in calo, capitali stranieri in fuga.
Le sanzioni e qualche scelta discutibile del governo di Ahmadinejad, che pare mettere in secondo piano i problemi economici degli iraniani, hanno spinto gli iraniani a liberarsi del riyal e ad acquistare dollari.
La sfiducia genera inflazione perchè implicitamente gli iraniani fanno i conti in dollari. E' come se il prezzo dei prodotti sullo scaffale fossero espressi in dollari oltre che nella moneta nazionale e come se valessero solo i prezzi in dollari. Se il dollaro si apprezza ovvero se il riyal si svaluta, i prezzi in riyal aumentano, facendo aumentare l'instabilità dell'economia.
Gli avvenimenti di questi giorni dovrebbero insegnare qualcosa a chi immagina di poter risolvere tutti i problemi stampando moneta, magari la vecchia lira. Se la fiducia nella moneta crolla, scoppia l'inflazione anche anche se non si stampano enormi quantità di moneta.
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