03 febbraio 2019

Bentornato, Mario Monti

No, non sono impazzito. Mario Monti non è il presidente del Consiglio, e purtroppo (qualcuno magari penserà: per fortuna) al governo ci sono Conte, i suoi vice Salvini e Di Maio, all'economia Tria e la Castelli che arriva a chiedere a un partito di opposizione di spiegare la recessione.

Ma in fin dei conti è come se ci fosse, come se Mario Monti fosse il presidente del Consiglio e non dell'Università Bocconi.

Mario Monti che 7 anni fa, nel novembre 2011 entrò a Palazzo Chigi per sostituire Berlusconi è riuscito a spaventare gli italiani con un programma tutto lacrime e sangue, certo invece di creare certezze sui mercati finanziari, riluttanti con chi l'ha preceduto ad acquistare i titoli di stato.

Monti ha criticato le scelte della politica, ha promesso riforme capaci di portare, a suo dire, diversi punti di crescita del PIL, ma nell'immediato ha anticipato l'IMU e preso altri provvedimenti economici che avrebbero dovuto azzerare il deficit nel 2014.

Obiettivi clamorosamente falliti. Il PIL è crollato di quasi 5 punti in due anni e il deficit è rimasto al 3% perchè gli italiani si sono spaventati. Non si sono fidati delle promesse, non hanno pagato le imposte come fossero una tantum. Hanno pensato che era prudente tagliare le spese, rinviare gli acquisti di beni durevoli, per non attirare l'attenzione di un fisco che controllava gli scontrini fuori dai bar e non dava più certezze e sembrava promettere nuove tasse.

Per questo alla fine gli obiettivi promessi da Mario Monti si son rivelati errati: il PIL è sceso bruscamente, le certezze dei conti pubblici hanno prodotto incertezze nei bilanci privati e gli italiani hanno capito che le incertezze causano stangate, che lo spread che sale pericolosamente annuncia un aumento sgradito di imposte e tagli alla spesa.

Hanno imparato talmente bene la lezione, gli italiani, che di fronte alle incertezze del governo Conte, si son rimessi a fare quello che facevano ai tempi di Monti rinviando gli acquisti, girando alla larga dalla borsa e anche dai BTP Italia, tenendo i soldi in banca o portandoli all'estero. Le imprese risentono delle incertezze come quella della TAV e tagliano o rinviano gli investimenti, e le assunzioni.

Insomma siamo tornati ai tempi di Monti. Stesse incertezze sulle imposte e la spesa pubblica, stessi rinvii di spese e investimenti, stesse promesse poco credibili di miglioramenti futuri. Il PIL ne risente allora come oggi a testimonianza che la lezione non è servita perchè non è stata capita.

Non s'è compreso che di fronte a un'Italia frastornata dalla crisi serve meno incertezza, occorre muoversi con delicatezza per non provocare reazioni di paura e a volte anche di panico.

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