18 ottobre 2017

I debiti che inguaiano Chiara Appendino

Ieri la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha reso noto di aver ricevuto un avviso di garanzia per falso a proposito di un debito della città.

Ho sentito e letto di tutto, soprattutto osservazioni poco sensate - economicamente parlando- ragion per cui è bene fare chiarezza.

La vicenda nasce da un diritto non esercitato: il comune di Torino ha dato a una società (Ream) partecipata dalla Fondazione CRT (una fondazione bancaria nata per gestire il patrimonio della Cassa di Risparmio di Torino poi confluita in Unicredit) il diritto di prelazione su un'area (chiamata ex Westinghouse) che il Comune era intenzionato a vendere. La società Ream ottenendo il diritto ha versato 5 milioni di euro a titolo di anticipo sul prezzo futuro della vendita.

In caso di acquisto avrebbe pagato il prezzo pattuito versando la somma al netto dei 5 milioni già sborsati, ma ha deciso di non esercitare il diritto, e l'area è stata aggiudicata a altri per una somma vicina ai 20 milioni.

A quel punto, il Comune di Torino avrebbe dovuto restituire 5 milioni a Ream, ma ha deciso -visto il legame di Ream con la Fondazione CRT in cui il Comune ha un ruolo importante attraverso i suoi rappresentanti- di rinviare il pagamento, iniziando una trattativa a questo fine con la Fondazione.

Al momento di compilare il bilancio 2017, il direttore finanziario del Comune voleva inserire il debito verso Ream tra i debiti da restituire nel corso del 2017, ma ha subito pressioni -e alla fine è stato spostato- per inserire il debito tra quelli da pagare non nel 2017 ma negli anni successivi. La giustificazione addotta è che -come la Sindaca avrebbe scritto via email- era in corso una trattativa per rinviare il pagamento.

Rinvio che ha un motivo: presentare un bilancio 2017 migliore, con meno esborsi previsti per il 2017.

Fin qui i fatti. C'è chi ha provato a scaricare la responsabilità sulla giunta precedente, colpevole di aver creato il debito, quasi si trattasse d iun dbito dovuto a un eccesso di spesa. Non è ovviamente così: il Comune avrebbe potuto aspettare a incassare i soldi della vendita dell'area (20 milioni circa) ma ha preferito cedere un diritto (presumibilmente concesso pagando) e incassare subito un anticipo di 5 milioni. Non ha fatto un debito per comprare qualcosa o pagare gli stipendi per cui la polemica sul debito non ha proprio senso.

Su cosa si basa la contestazione della Procura? C'è stato un esposto presentato da due consiglieri comunali e dai revisori dei conti del Comune che hanno mostrato alla giunta la loro contrarietà e sostengono che il debito era da inserire nel bilancio come debito da pagare entro 12 mesi.

C'è un questione di interpretazione di principi contabili in cui non mi addentro, ma un'anomalia pare evidente: non ha senso dire -come hanno fatto gli inquisiti- che il debito ha una scadenza oltre i 12 mesi perchè è in corso una trattativa. Il principio della prudente gestione impone di non far finta che si sia già raggiunto un accordo per il rinvio del pagamento. E in mancanza di un accordo certo, la scadenza del debito dev'essere quella originaria.


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