24 ottobre 2018

Quota 100

Negli scorsi anni uno dei cavalli di battaglia dei partiti che oggi governano è stato il contrasto alla legge Fornero. Legge che alzando in modo brusco l'età della pensione, ha creato problemi ai cosiddetti esodati (persone che son state spinte dalle aziende a dimettersi per andare in pensione) che all'improvviso si son trovati senza lavoro e senza pensione. E anche senza la possibilità di andarci in tempi brevi.

La Lega ha cavalcato quota 100 cioè la possibilità di andare in pensione quando la somma dell'età e degli anni di contributi pensionistici raggiunge o supera 100.

Alzare l'età pensionabile produce effetti molto positivi per i conti dell'INPS. Ogni anno di lavoro in più vuol dire un maggior incasso di contributi pensionistici e minore spesa per pensioni, quindi un vantaggio doppio per i conti. Quota 100 significa invece che l'INPS deve erogare una pensione e rinunciare a incassare contributi, di solito di importo inferiore alla pensione erogata.

Per cui "quota 100" crea un buco nei conti che il governo dovrebbe coprire. Se un lavoratore va in pensione 5 anni prima lo Stato dovrebbe versare i soldi dei mancati contributi versati e 5 anni di pensione.

Invece pare non andrà proprio così: chi andrà in pensione prima con quota 100 vedrà l'assegno tagliato. Cos ache fa pensare che i soldi per permettere quota 100 andranno a coprire solo il mancato incasso dell'INPS e non la maggiore spesa per l'erogazione delle pensioni.

Se l'assegno pensionistico diminuisce per chi userà quota 100?

E' probabile che il ricorso a quota 100 alla fine riguarderà solo chi ha un buon motivo per accontentarsi di un assegno più basso, come ad esempio i lavoratori vicini alla pensione che hanno perso il lavoro o si trovano in imprese in crisi destinate a chiudere. Meglio una pensione più bassa di nulla.

Gli altri, come i dipendenti pubblici invece diranno no a quota 100. Se accettassero ci sarebbe un problema in più per lo Stato: una parte dei lavoratori andrebbe sostituita e lo Stato dovrebbe erogare i trattamenti di fine rapporto, ulteriore esborso di decine di miliardi.

Non è detto infine che mandare a casa quasi mezzo milione di lavoratori in anticipo voglia dire assumerne altrettanti giovani. Ma questo è un altro discorso, che influisce però sui conti dell'INPS e dello Stato.


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