Una prima ragione di inquietudine è legata all'andamento dell'inflazione, molto alta nell'ultimo periodo, anche se in gran parte esogena ovvero provocata dall'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime. Tuttavia un aumento di tali prezzi potrebbe provocare una serie di rincari di prodotti d'importazione e italiani e anche del costo del lavoro.
In presenza di un'inflazione alta di fatto i titoli di stato hanno un rendimento reale negativo. I risparmiatori perdono potere d'acquisto sottoscrivendo i titoli di stato. Di qui la scarsa domanda di titoli e la conseguente crescita dei rendimenti e dello spread, perchè quando aumenta l'incertezza si abbandonano i titoli dei paesi meno solidi.
Inoltre aumenta il rischio che la banca centrale europea faccia salire i tassi di interesse e quindi che si apra una stagione di titoli di stato con rendimento superiore. Questo spinge i possessori di titoli di stato a liberarsene in attesa di emissioni con un rendimento superiore, e ciò fa aumentare lo spread.
C'è poi l'incertezza politica, legata soprattutto alla figura di Silvio Berlusconi, che aspira a diventare Presidente e che in passato ha dimostrato scarsa affidabilità in fatto di gestione dei conti pubblici. La minaccia di Berlusconi di abbandonare il governo in caso di elezione di Mario Draghi rende incerto il futuro della legislatura, che scade nel 2023, e quindi le garanzie che Draghi sta offrendo ai mercati sui conti pubblici.
Ci sono poi elementi internazionali che preoccupano, come la possibile crisi ucraina, a cui si aggiungono i numeri preoccupanti della quarta ondata, che sta riempendo gli ospedali.
Insomma, il 2022 che si annunciava come un anno di crescita e di recupero dal drammatico crollo economico dovuto alla pandemia, potrebbe trasformarsi in un incubo. I mercati lo sanno e lo spread lo dice chiaramente.
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