Chi usa la storia e l'economia distorcendole a fini politici, come ad esempio i neoborbonici, sostiene che un certo territorio è stato privato di qualcosa, penalizzato per motivi spesso oscuri.
Per cui vale la pena leggere qualche riga di un vecchio studio di Stefano Fenoaltea intiolato La crescita industriale delle regioni d'Italia dall'Unità alla Grande Guerra: una prima stima per gli anni censuari, facilmente rintracciabile sul sito della Banca d'Italia.
Cosa dice lo storico dell'economia?
Per esempio che la produzione industriale in tutte le regioni italiane è aumentata tra il 1871 e il 1911, ma in alcune è aumentata più che in altre. La parte del leone l'hanno fatto le regioni del nord ovest dove l'industrializzazione lombarda si estende a Liguria e Piemonte.
Il prodotto ligure si moltiplica per 4,7, di oltre 3 volte quelli di Piemonte e Lombardia, mentre in Campania e Veneto sale di 2,5 volte.
Fanalini di coda la Calabria, dove il prodotto raddoppia come in Abruzzo, e la Basilicata dove comunque aumenta di 1,4 volte.
Non si nota nessun "effetto unificazione" -scrive Fenoaltea- dopo il 1871. Se c'è stato s'era già esaurito.
Insomma nessun complotto pare giustificabile: alcuni parti d'Italia sono cresciute più velocemente, proprio come succede oggi.
Nessun commento:
Posta un commento