Nell'infinita serie di idee per rilanciare l'Italia, molte prendono in considerazione il turismo. Non è raro sentir dire che un migliore sfruttassimo le nostre ricchezze artistiche farebbe dell'Italia un paese in grado di vivere sul turismo.
A leggere alcune notizie di stampa c'è da pensare che siamo di fronte a un'illusione. Il sindaco di Capri, ad esempio, nei giorni scorsi ha deciso di imporre limiti all'attracco dei traghetti, perchè l'isola è sovraffollata di turisti "mordi e fuggi", ovvero di persone che visitano l'isola e ritornano a Napoli dopo qualche ora.
Analoghi i provvedimenti sono stati presi alle Cinque Terre, prese d'assalto nel week end del 25 aprile.
Sono solo due esempi di un'Italia turistica che va a gonfie vele, con code ai musei, treni sovraffollati, code di decine di km in autostrada.
Ma è anche il segnale che il turismo di massa in molte località e musei famosi ha raggiunto limiti difficilmente superabili, con effetti che potrebbero farsi sentire sul PIL.
Se non posso far entrare anno dopo anno più turisti in un museo già oggi sovraffollato come si fa a far crescere il PIL generato dal turismo?
Una risposta banale è che non si può: prima o poi raggiungeremo il limite di visitatori al Colosseo o alla Reggia di Caserta, capiremo che la crescita dell'economia legata al turismo ha limiti invalicabili e quindi che per crescere si devono seguire altre strade.
Un'altra risposta è che il turismo deve cambiare, almeno là dove i limiti sono stati raggiunti ad esempio con l'introduzione di ticket o limitando l'ingresso, almeno nei giorni di maggiore affollamento, a chi ha prenotato una stanza d'albergo o un pranzo al ristorante.
Difficile dire cosa succederà, ma una cosa è certa: si iniziano a vedere i limiti di crescita del settore turistico e non si può pensare che questo settore porti a una crescita dell'economia come spesso si favoleggia.
Una soluzione potrebbe essere rendere più cari i luoghi più visitati con ticket d'ingresso
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