Sono trascorse un paio di settimane da quando i britannici hanno deciso di voler uscire dall'Unione Europea. Che bilancio si può fare?
Il primo dato che salta all'occhio è il crollo della sterlina, con relative arrabbiature di chi aveva investito i propri soldi (spesso cifre enormi) in titoli denominati in sterline contando sulla stabilità della moneta con l'effigie della Regina Elisabetta.
Colpevole numero uno è David Cameron che qualche anno fa Paul Krugman indicava come responsabile di un altro disastro: una svolta economica in Gran Bretagna sotto il segno dell'austerità, non necessaria, che, nata per creare maggiore fiducia nella sterlina e nell'economia britannica, ha ottenuto il risultato opposto, facendo crollare la fiducia e provocando anche i disordini dell'estate del 2011.
Come allora Cameron ha fatto crollare la fiducia nella sterlina e provocato incertezze che faranno scendere il PIL di alcuni punti percentuali. Si stima un potenziale calo superiore al 4%.
I mercati finanziari s'erano fidati di sondaggi che prevedevano una vittoria risicata del "Remain" e nella settimana precedente il voto hanno comprato a piene mani titoli che, dopo il voto, son crollati, per la gioia degli speculatori che invece stanno prendendo di mira le banche italiane.
C'è infatti la questione MPS. Il Monte dei Paschi di Siena ha ricevuto una lettera della BCE che la invita nei prossimi due anni a tagliare i crediti inesigibili per 10 miliardi oltre il previsto. MPS rischia di passare alla storia come la banca (quasi) fallita due volte.
La prima quando ha svalutato la partecipazione nella Banca Antonveneta, comprata per cifre esagerate e la seconda per effetto di crediti inesigibili. In entrambi i casi le perdite della banca sono consistenti, tanto da richiedere aumenti di capitale.
Il piano industriale di MPS prevede che i prestiti in sofferenza diminuiscano ma lentamente. La BCE impone un'accelerazione che richiederà un aumento di capitale. Di fatto oggi MPS vale poco o nulla perchè la svalutazione dei crediti inesigibili assorbirà molto più degli utili futuri, e questo stimola gli speculatori, non più interessati a operare sfruttando le incertezze britanniche.
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