08 settembre 2016

Hanjin

Il commercio internazionale è in subbuglio a seguito del fallimento della settima azienda di navi porta container al mondo, la coreana Hanjin. Le 85 navi coreane hanno difficoltà a rifornirsi di cibo, acqua e carburante, e merci per 15 miliardi di dollari sono bloccate sulle navi o porti in attesa di una nave che potrebbe non arrivare mai.

Basta dare un'occhiata al Baltic Dry Index, per capire che il settore dei trasporti via nave non se la passa bene. L'indice misura i costi dei trasporti marittimi di merci non liquide (dry, ovvero è escluso il petrolio e i prodotti chimici, mentre sono comprese merci come il carbone, alcune materie prime o il grano) e negli ultimi tempi è piuttosto basso.

Colpa della crisi naturalmente, che fa scendere la domanda di materie prime e di beni finiti, e quindi di trasporti, ma anche -secondo quanto scrive Repubblica- di un aumento delle navi provocato dai bassi tassi di interesse.

La disponibilità di denaro a basso costo facilita l'investimento tramite il debito. Se hanno ragionato così quelli di Hanjim -forse su suggerimento di qualcuno che crede che i tassi influenzino l'investimento- hanno purtroppo sbagliato. Si dovrebbe investire, come insegna l'economia, solo per soddisfare una domanda futura maggiore.

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