Il mancato ministro Paolo Savona, silurato dal Presidente Mattarella in nome della difesa del risparmio, tutelato dall'articolo 47 della Costituzione, aveva un piano per uscire dall'euro.
Si tratterebbe di stampare 8 miliardi di nascosto, decidere di notte di uscire dall'euro, per riaprire i mercati il lunedì mattina con una moneta svalutata del 15-25%, controlli sui capitali per limitare fughe di capitali, una riduzione del debito pubblico grazie a accordi con i creditori internazionali.
Un piano pieno di problematicità che cerco di elencare (sperando di non dimenticarne qualcuna).
1. Le banconote sono falsificabili e stampare banconote difficili da falsificare richiede un lungo lavoro di preparazione e, soprattutto, tecnologie che pochi al mondo possiedono. Le aziende che stampano banconote lavorano a stretto contatto con i governi che sono i loro clienti. Difficile che si possa fare una moneta diversa senza che nessuno ne sappia nulla. In più si deve trasportare negli sportelli bancari, nelle filiali della Banca d'Italia, negli uffici postali. Qualcuno verrebbe a saperlo, a meno di rischiare di riaprire negozi, banche e imprese senza una moneta legale, cosa che provocherebbe effetti economici pesanti.
2. Per creare una moneta serve una legge o un decreto. In ogni caso il Presidente della Repubblica, contrario all'abbandono dell'euro, dovrebbe firmare. Per cui è difficile possa succedere.
3. La segretezza dell'operazione potrebbe essere superflua: basterebbe il sospetto di un abbandono dell'euro per provocare fughe di capitali. La gente sposterebbe i soldi all'estero, acquisterebbe monete più solide (magari sotto forma di fondi di investimento che solitamente hanno sede in luoghi come il Lussemburgo) per poi presentarsi il giorno dopo e ottenere molte lire in più. Con lo stesso fine, altri farebbero la coda in banca per ritirare euro da tenere in vista dell'uscita.
1 - continua
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