12 ottobre 2018

Tutta colpa della FED?

Le ultime due sedute della borsa americana hanno visto l'indice Dow Jones scendere del 5%, come il NASDAQ, l'indice dei titoli tecnologici, provocando l'ira del presidente americano Donald Trump.

Il calo si deve sicuramente alla presenza di titoli sopravvalutati. La borsa ha creduto in Trump, nelle promesse di meno imposte e più crescita e i valori sono cresciuti. E' quasi naturale che in questi casi arrivi prima o poi il momento di un calo, anche forte. Tra le cause scatenanti i rialzi dei tassi a opera della FED.

La banca centrale americana sta facendo risalire i tassi. L'economia americana va a gonfie vele. Cresce il PIL, le imprese investono, la disoccupazione è sotto il 4%, Trump ha tagliato le imposte facendo accelerare la crescita e causando un incremento del debito pubblico.
In altre parole, ci sono tutte le condizioni per un rialzo dei tassi, scongiurando il rischio di inflazione e di eccessiva crescita degli investimenti e soprattutto del debito.

A Trump che parla di una economia americana vittima delle scelte europee e asiatiche tutto ciò non piace e attacca la FED. Vorrebbe continuasse a tenere i tassi bassi perchè sa che i rialzi porteranno ad un incremento della spesa per interessi, con conseguente necessità di tagliare la spesa e/o aumentare le entrate.

Anche lui, come il governo italiano, pensa che in economia ci possano essere solo vantaggi dalla propria politica economica. Rischia di imparare a proprie spese che invece esistono anche gli svantaggi, segnalati e contrastati per fortuna dalla Banca Centrale americana.


4 commenti:

  1. Salve, non sono molto ferrato in materia di economia, tantomeno macro, ma seguo con piacere il vostro blog: potreste spiegarmi auli sarebbero i rischi per gli USA nel tenere i tassi bassi? Avete citato l'inflazione, ma visto che si viene da un periodo di inflazione bassissima e se l'economia statunitense è davvero in crescita, è un problema reale? Grazie

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    1. si perchè gli USA hanno un basso tasso di disoccupazione e inoltre sono più chiusi, cioè hanno meno commercio con l'estero rispetto ad esempio a noi europei e Trump vorrebbe ridurlo. quindi è più facile che la crescita generi inflazione, che negli usa non è bassa come da noi.. 2-3%
      inoltre tassi più alti aiutano a attrarre capitali o a non spingere gli investitori a spostare capitali altrove e infine stimola il governo a non ricorrere troppo al debito, che è enorme e Trump vorrebbe far crescere ulteriormente attraverso i tagli fiscali

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    2. se il fornitore di una azienda aumenta i prezzi dei suoi prodotti, l'azienda si rivolge a un altro fornitore, magari estero. ma se c'è un dazio la possibilità di rivolgersi a un fornitore diverso si riduce e questo aumenta la probabilità di far salire il prezzo delle forniture e quindi del bene finale
      stesso discorso col lavoro, se la disoccupazione è bassa e se il governo tende a chiudere le frontiere aumenta la probabilità che il costo del lavoro aumenti e quindi i costi di produzione e di conseguenza il prezzo dei beni

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    3. altro elemento da tenere in considerazione (la FED lo fa) è la saturazione degli impianti. più il numero di prodotti è vicino al massimo tecnicamente possibile, maggiore è il rischio di inflazione, sia perchè produrre di più significa che i costi aumentano sia perchè se produci il massimo con gli impianti esistenti e ti chiedono più prodotto, aumenti i prezzi per guadagnare di più. la FED ha i dati e quindi si regola per cercare di anticipare aumenti dell'inflazione

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