Mario Draghi ha spiegato che l'acquisto di nuovi titoli da parte della Banca Centrale Europea finirà a fine anno. La BCE smetterà di comprare nuovi titoli di stato e di imprese private per decine di miliardi come sta accadendo da anni, ma userà i soldi finora investiti (oltre 2,5 migliaia di miliardi), reinvestendo le somme che incasserà man mano che i titoli andranno in scadenza.
Insomma cambia poco. I dati dell'economia non sono buoni, lo dicono diversi indicatori economici e lo dice implicitamente la BCE che non alza i tassi anzi prevede che per il resto del mandato di Draghi resteranno fermi. Tutto ciò significa che i risparmiatori continuano a essere prudenti negli acquisti, i soldi non escono facilmente dai conti correnti, i titoli di stato o i bond non si vendono come dovrebbe succedere se tutto filasse liscio.
Quindi la BCE continuerà a investire una somma ingente in titoli di vario tipo senza tuttavia aumentare tale somma. E' un primo passo verso un cambio che sarà lento e graduale. Per ora si smette di far crescere la somma investita in titoli ma non si riduce.
Se la BCE non usasse i soldi incassati (vendendo titoli in scadenza) per comprare altri titoli, i tassi inesorabilmente aumenterebbero più del desiderato e una crescita molto debole rischierebbe di peggiorare ulteriormente.
La decisione della BCE di non procedere a nuovi acquisti può anche essere letta alla luce delle polemiche di questi giorni sul deficit pubblico italiano. L'UE spinge perchè il deficit venga ridotto. Chiede di scendere sotto il 2% mentre il governo puntava al 2,4%.
Se la BCE comprerà titoli in quantità fissa, un paese che aumenta più del previsto il debito pubblico rischia di pagare un interesse maggiore. E visto lo spread che per l'Italia oscilla tra i 270 e i 300 punti base contro i 45 della Francia e i 115 della Spagna, far crescere il debito vuol dire rischiare di più di subire tassi alti, già costati almeno un miliardo di maggiore spesa in 6 mesi di governo.
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