02 gennaio 2019

CARIGE

La notizia più importante di inizio anno, almeno in Italia, è il commissariamento di Banca CARIGE, un tempo cassa di risparmio di Genova e Imperia.

La scelta è stata compiuta dalla BCE che l'ha spiegata ai vertici aziendali insieme alla Banca d'Italia, in seguito alla decadenza del consiglio di amministrazione, avvenuta per una serie di dimissioni negli ultimi 10 giorni. Il 22 dicembre infatti il primo azionista, Malacalza Investimenti che rappresenta una ricca e poco nota famiglia genovese, s'è astenuto sull'ipotesi di aumento di capitale da 400 milioni.

Aumento necessario dopo che i conti del terzo trimestre del 2018 si son chiusi con una pesante perdita causata da svalutazioni imposte dalla BCE.

Da anni ormai la crisi di CARIGE consiste in crediti inesigibili che causano forti perdite che azzerano il valore delle azioni e richiedono forti aumenti di capitale. Un contesto difficile all'interno del quale alcuni ricchi imprenditori liguri hanno deciso di acquistare azioni e sottoscrivere aumenti di capitale.

Perchè l'hanno fatto? Perchè pensavano che una volta eliminata una gran quantità di "non performing loans" non ci sarebbe stato più bisogno di aumenti di capitali. Ma qualcuno li ha convinti o meglio illusi che la serie di svalutazioni di crediti era finita oppure si sono convinti da soli di poter gestire una banca come una qualsiasi impresa?

Lo scopriremo forse in futuro. Quel che è certo è che le banche non sono imprese industriali e la BCE può imporre svalutazioni e aumenti di capitale, come è successo in autunno a CARIGE.

Di fronte alla richiesta di sottoscrivere un aumento di capitale, i principali azionisti della banca hanno opposto un rifiuto, chiedendo al management un piano industriale che escludesse futuri aumenti di capitale.

La banca tuttavia non poteva aspettare, servivano fondi per rispettare i vincoli imposti dalla BCE. I capitali sono arrivati dal sistema bancario, che ha versato 320 milioni. Il management ha quindi chiesto agli azionisti un aumento di capitale, da usare in gran parte per restituire i soldi al fondo interbancario. In caso contrario questo diventerà il principale azionista di CARIGE.

Chiamati a decidere, gli azionisti il 22 dicembre si sono astenuti. Nei giorni successivi molti membri del consiglio di amministrazione si sono dimessi e alla fine la BCE ha commissariato la banca.

Nel comunicato di CARIGE si dice che i commissari valuteranno il da farsi con il fondo interbancario: i 320 milioni prestati alla banca potrebbero trasformarsi in azioni. Il rischio per chi ha investito decine o centinaia di milioni è di perdere quasi tutto. Malacalza Investimenti ha oggi in mano il 27% delle azioni che valgono circa 20 milioni, 400 in meno di quanto speso. Senza aumenti di capitale la quota diminuirebbe. Inoltre c'è il rischio che CARIGE sia ceduta come le banche venete per una cifra simbolica, cosa che per gli azionisti vorrebbe dire perdere tutto.

Comunque finirà, questa vicenda dice ancora una volta che il mondo delle banche è molto particolare. Non valgono solo le regole del mondo delle imprese e anche ricchi imprenditori che hanno guadagnato milioni con investimenti azzeccati, possono sbagliare, forse perchè mal consigliati o perchè non hanno compreso le regole del gioco bancario.

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