Il PIL fermo e probabilmente in calo nei prossimi mesi spinge Matteo Salvini a chiedere con inisistenza la flat tax, uno dei cavalli di battaglia della Lega (e delle destre).
Dire flat tax vuol dire promettere agli italiani un taglio delle imposte e quindi una busta paga con più soldi. Con quali effetti?
La prima questione è che la flat tax minaccia i conti pubblici. Diminuire le imposte vuol dire far crescere la spesa privata perchè i cittadini si trovano più soldi in tasca, e quindi le entrate fiscali, che però non sono sufficienti a compensare il calo delle entrate dovute alla flat tax.
La flat tax in altre parole vuol dire dare soldi ai cittadini e incassarne solo una parte, con relativi problemi di bilancio da parte dello Stato, troppo indebitato.
Flat tax vuol dire quindi un aumento del deficit: dove si trovano i soldi? La domanda se la faranno i sottoscrittori dell'ingente debito pubblico italiano. Ed è una domanda pericolosa: se il progetto di flat tax facesse diminuire la fiducia nei titoli di stato italiani, i conti pubblici subirebbero l'effetto negativo di tassi (e spread) in crescita e quindi di una maggiore spesa pubblica per interessi. Il buco nei conti pubblici provocato dalla flat tax ne genererebbe un altro.
La seconda questione è: quanta parte dei soldi ottenuti verrà spesa dagli italiani che otterranno uno sconto fiscale?
La teoria economica suggerisce che chi ha un reddito più basso spenderà di più, in percentuale delle somme ricevute. Chi ha un reddito di 800 euro e con lo sconto arriverà a 1000, spenderà buona parte o forse tutti i 200 euro in più, mentre chi guadagna 5000 euro spenderà solo parte del soldi ottenuti.
Se si vuole, quindi, che la flat tax o una qualunque riforma fiscale produca effetti positivi sui consumi, è necessario concentrare i benefici sui redditi più bassi.
L'esatto contrario di quel che promette di fare la flat tax che, prevedendo una sola aliquota, riduce le imposte soprattutto a chi ha redditi più elevati e per questo è soggetto alle aliquote più alte.E anche l'esatto contrario delle scelte economiche della Lega, contraria al salario minimo e di un governo restio a concedere aumenti degli stipendi pubblici e delle pensioni.
Se della flat tax beneficiassero soprattutto i redditi medio-alti, i consumi crescerebbero di meno. Una parte dei soldi finirebbero invece in banca, come sta succedendo ormai da anni, a rimpinguare i risparmi.
Gli italiani, scottati da una crisi senza precedenti e incerti sul futuro, evitando anche solo di investire in titoli di stato i risparmi, lasciandoli nei conti correnti.
La flat tax modificherebbe questo scenario? Probabilmente no, prevarrebbero le incertezze e la prudenza. Gli italiani ai tempi di Monti hanno capito che se i conti pubblici peggiorano c'è il rischio che qualcuno prima o poi chieda loro il conto sotto forma di maggiori imposte.
Quindi la spesa sarebbe inferiore al previsto. Colpa dei timori su un futuro incerto.
E i soldi spesi dove finiscono? In parte potrebbero essere spesi per beni di importazione. Un paradosso per chi vuole essere sovranista. Dai più soldi agli italiani ma una parte non piccola finisce per stimolare le economise straniere.
P.S.: un tempo Salvini, e in generale i sostenitori della flat tax, affermavano che il vantaggio della flat tax sarebbe un aimento delle entrate fiscali perchè aliquote più basse stimolerebbero una maggiore onestà. E' una idea che s'è sentita spesso ma non ha molto senso. Se un contribuente ha potuto dichiarare meno, non si vede perchè all'improvviso dovrebbe dire al fisco di guardagnare il 30 o il 50% in più. Anche se alla fine versasse al fisco la stessa somma, sarebbe una sorta di autodenuncia, un invito a indagare sul passato.
Nessun commento:
Posta un commento