18 agosto 2020

Cesare Romiti

Chi era davvero Cesare Romiti, per 25 anni al vertice di Fiat?

Come molti grandi colossi industriali, nel corso della sua storia Fiat ha attraversato momenti difficili in cui sono stati necessari enormi capitali per coprire le perdite e investire in nuovi prodotti. In uno di questi momenti, Mediobanca a cui per decenni le grandi imprese in difficoltà hanno chiesto aiuto,  ha mandato a Torino Cesare Romiti, col compito di rimettere ordine in un'azienda in crisi e di trovare le risorse per evitare guai peggiori.

Romiti ha svolto bene quel compito, difficile, difficilissimo visto il contesto, la crisi petrolifera nell'Italia degli anni '70 con i suoi forti contrasti sociali, e un contesto internazionale che rischiava di mettere in dubbio l'impiego dei capitali di Gheddafi a favore di Fiat. 

La marcia dei 40 mila, la ristrutturazione della Fiat con migliaia di licenziamenti, lo scontro coi sindacati, i rapporti con la Libia, sono fatti che possono essere giudicati in tanti modi ma fanno parte del lavoro del Romiti risanatore di Fiat. Doveva rimettere in sesto i conti, trovare i soldi e dare un futuro economico-finanziario e, comunque la si pensi, l'ha fatto.

Poi c'è stato un Romiti chiamato a fare scelte strategiche di lungo periodo, a decidere il futuro di Fiat come delle imprese e delle partecipazioni azionarie che, insieme ai figli, ha controllato e gestito dopo essere uscito da Fiat.

Questo Romiti non ha saputo fare grandi scelte. Ha cambiato il dna della Fiat, scontrandosi con Ghidella e alleggerendo il peso nell'automobile senza tuttavia dare un'identità al gruppo perchè le scelte finanziarie si sono rivelate perdenti, come quelle che ha fatto dopo essere uscito dall'azienda torinese.

E' prevalso in altri termini un Romiti "ragioniere", capace di fare i conti e tagliare i costi e poco capace di capire i prodotti, i mercati, e il futuro dei diversi settori economici.

A Gianpaolo Pansa che lo intervistava, spiegò che uscire da SEAT, ceduta a Volkswagen, voleva dire ridurre i debiti di Fiat ottenendo un risparmio nella spesa per interessi superiore all'utile pagato da SEAT a Fiat. 

Una scelta prudente che però si rivelò perdente perchè Romiti non capì che la Spagna, da poco uscita da una lunga dittatura, stava per diventare uno dei paesi economicamente più dinamici d'Europa e quindi SEAT sarebbe crescita a ritmi elevati. 

Anni dopo, Romiti espresse riserve sull'acquisto di Chrysler da parte di Fiat, citando le preoccupazioni di qualche anno prima quando Chrysler poteva essere acquistata da Fiat. Forse non comprendeva i vantaggi industriali e commerciali di entrare, grazie a un marchio famoso (Jeep), nel mercato americano. 

Insomma ci sono stati due Romiti. Quello che ha salvato un'impresa in grande difficoltà e quello che non è riuscito a dargli un futuro florido. Che invece altri, a cominciare da Marchionne, hanno disegnato. 

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