Claudia Goldin, docente a Harvard, ha vinto il Nobel per l'Economia del 2023 per i suoi studi innovativi sul lavoro femminile, che hanno aperto un nuovo filone di studi economici.
Un primo importante contributo l'ha fornito dimostrando, da storica, che è errata la convinzione che la partecipazione delle donne al mercato del lavoro sia cresciuta con lo sviluppo dell'economia.
Prima della rivoluzione industriale le donne partecipavano, nelle campagne, al lavoro agricolo e artigianale più di quando, all'inizio dell'era industriale, abbiano partecipato al lavoro nell'industria. La ragione è che l'industria, soprattutto all'inizio, ha richiesto lavoratori disposti a passare la giornata lavorativa lontano da casa per svolgere lavori fisicamente impegnativi mentre con l'espansione del lavoro impiegatizio è cresciuta la partecipazione delle donne.
Il lavoro non manuale ha richiesto studio e preparazione, dando alle donne l'opportunità di seguire modelli di vita e lavorativi diversi rispetto a quelli delle generazioni precedenti. Claudia Goldin ha spiegato l'importanza delle aspettative, dimostrando che i percorsi formativi dipendono dalle aspettative di vita e lavoro. Una donna che pensa di lavorare pochi anni per poi sposarsi e occuparsi della casa e della famiglia segue percorsi scolastici e formativi diversi da chi invece ha maggiore desiderio di lavorare a tempo pieno. Chi ha di fronte a se la prospettiva di lavorare per molti anni, studia materie diverse da chi pensa di lavorare per pochi anni per poi dedicarsi a altro.
Un contributo al cambiamento l'ha data in questo senso la pillola contraccettiva, che ha offerto alle donne un maggiore potere di scelta e di controllo della propria vita.
Infine la vincitrice del Nobel 2023 ha contribuito a rispondere a due domande: perchè i tassi di partecipazione delle donne al mercato del lavoro aumentano ma più lentamente di quanto ci si aspetti? E perchè le donne continuano a guadagnare di meno degli uomini?
La risposta (originale) alla prima domanda è che le donne che lavorano sono la somma di diverse generazioni con diversi comportamenti. Se l'ultima generazione è composta da donne che partecipano in grande percentuale al mercato del lavoro, ci sono anche generazioni precedenti che invece partecipano di meno.
La rispsosta alla seconda è che una parte del divario salariale dipende dal fatto che le imprese premiano la continuità e la disponibilità, entrambe meno frequenti tra le donne che hanno impegni famigliari maggiori rispetto ai colleghi uomini.
I contributi di Claudia Goldin sono importanti anche per chi vuole influenzare, con opportune scelte di politica o di impresa, la partecipazione delle donne al lavoro. Se in ciascun posto di lavoro finisce la persona migliore, l'intera economia ne trae benefici.
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