Banca d'Italia: finalmente sono pubbliche le quote e i voti dei proprietari della Banca d'Italia, definiti "enti partecipanti al capitale", quando tale qualifica può valere per l'Inps e l'Inail, non certo per banche che sono normali società per azioni: vedi il relativo elenco.
Fino al 2006 la Banca d'Italia teneva tali informazioni il piú nascoste possibile e divennero note solo perché individute e poi pubblicate da R & S - Ricerche & Studi dell'ufficio studi di Mediobanca, diretto da Fulvio Coltorti: si veda per esempio le percentuali possedute nel 2005.
Sembra esserci un pò di mistero.
Scienza dice che le banche sono normali società per azioni e solo nel 2005 s'è saputo chi fossero gli azionisti grazie all'ufficio studi di Mediobanca.
Eppure Bankitalia non è una banca qualunque. E come tale non è una società per azioni, come dimostra anche questa sentenza della Cassazione (vedasi pagina 6).
Primo mistero risolto.
Poi l'elenco, oggi pubblico, è stato ottenuto dall'ufficio studi di Mediobanca in un modo assai semplice: spulciando i bilanci. Dunque cosa c'è di misterioso? Bastava prendere i bilanci e andare a leggere.
Anche senza far parte di un prestigioso ufficio studi bastava cercare i bilanci e leggerli.
Alcuni sono disponibili on line da molti anni.
Ad esempio nel bilancio del Banco di Sicilia del 2000 (vedi qui) si legge che il Banco possedeva il 6,343% della Banca d'Italia.
Ben più interessante è il bilancio del 2000 di Unicredit Group. A pag. 220 (222/339 nella numerazione del documento in formato pdf) di questo documento si trovano le quote (oltre il 10% in totale) possedute dalle nove controllate.
La quota del Monte dei Paschi, bilancio 2002, è a pagina 108 di questo documento.
E pure nel bilancio della piccola Cassa di Risparmio di San Miniato del 2000 (vedi qui) si trova a pag. 141 l'indicazione della quota.
L'ufficio di Mediobanca ha spulciato i bilanci, ma avrebbe potuto farlo chiunque in qualunque anno.
Secondo mistero risolto.
Cmq io non ne capisco il motivo.
RispondiEliminaPerchè queste delle quote di Bankitalia sono nelle mani di alcune banche italiane?
Che significa? Non potrebbe essere tutto nelle mani di enti statali (pur garantendo in qualche modo l'indipendenza dell'istituzione)?
è possibilissimo ma c'è un problemino anzi un problemone: quanto valgono le quote?
RispondiEliminaalcune banche hanno sovrastimato il valore, cioè per qualche motivo, forse fiscale forse di abbellimento del bilancio, hanno messo in bilancio un valore molto + elevato del valore nominale
così o lo stato paga la somma che alcune banche hanno a bilancio e si svena oppure paga una cifra + vicina al valore nominale e le banche devono svalutare la partecipazione perdendo soldi e facendoli perdere allo stato sotto forma di minori imposte
qualcuno s'è posto il problema (ne ho letto da qualche parte) ma non mi risulta che abbiano trovato la soluzione o, se l'hanno trovata, c'era qualcosa di + importante da fare anche perchè i poteri dei partecipanti al capitale sono praticamente inesistenti
perchè sono nelle mani delle banche? le banche centrali un tempo erano banche private con poteri un pò diversi da quelli di una banca normale e quindi è possibile che i vecchi azionisti abbiano mantenuto le loro partecipazioni, ereditate dalle banche eredi dei primi azionisti, che erano soprattutto banchieri
poi c'è un aspetto pubblico del lavoro della banca d'Italia: offre servizi di cui godono le banche e quindi niente di strano se gli azionisti sono le banche
Nel frattempo il prof. Scienza ha modificato la pagina internet con le inesattezze
RispondiEliminaAltra piccola vittoria contro le bufale
Primo, ribadisco che il termine “ente partecipante al capitale” usato dalla Banca d’Italia è scorretto per società quali Intesa-SanPaolo spa, Assicurazioni Generali spa ecc. Che si tratti di società per azioni e non di “enti” mi pare innegabile. Da nessuna parte invece ho scritto che la Banca d’Italia sia una “normale società per azioni”.
RispondiEliminaSecondo, ribadisco che la Banca d’Italia non riportava nelle sue pubblicazioni né su Internet l’elenco dei soggetti proprietari del suo capitale e a richiesta si rifiutava pervicacemente di fornirlo, come segnalatomi da Fulvio Coltorti. Da una banca centrale ci si aspetta un minimo di trasparenza e non che costringa i cittadini a spulciare i bilanci di tutte le banche, assicurazioni ecc. italiane, compresa per es. la Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana. Con lo stesso principio lo Stato non riporterebbe in bilancio le proprie uscite, lasciando che uno vada a leggersi tutte le leggi di spesa, tutte le ordinanze ministeriali ecc.
Terzo, non ho modificato nulla di quanto da me scritto e sopra riportato da Econoliberal.blogspot.com; per il resto ho solo colto l’occasione per correggere qualche refuso, mettere a posto qualche virgoletta ecc. Parlare di “vittoria contro le bufale” è proprio fuori luogo.
1 - io mi riferivo, dicendo che non è una spa, alla sola Banca d'Italia. Non alle banche "ordinarie" che sono spa
RispondiElimina2 - non ho mai contestato le informazioni fornite dalla Banca d'Italia, ma il fatto che prima non si sapesse o non si potesse sapere. I dati erano pubblici. Solo nel 2005 meritoriamente Mediobanca ha ricostruito la situazione. Ma si poteva, come ho dimostrato, fare anche prima, leggendo i bilanci delle banche
3 - la "vittoria contro le bufale" non era assolutamente riferita all'inesattezza corretta nel sito del prof. Scienza (ovvero la Banca d'Italia indicata -in precedenza- come spa) ma nei confronti di chi su internet dice che Bankitalia è una spa con soci occulti. Temo che il prof. Scienza senza volerlo (il tema non è certo uno di quelli di cui si occupa normalmente) abbia riportato dati inesatti