23 maggio 2010

Euro 2016: il carro davanti ai buoi



















Il governo lo scorso anno ha spiegato che l'economia avrebbe tratto enorme beneficio dal piano-casa. Più libertà di cambiare, aggiungere una veranda o buttare giù un muro era la ricetta.

Risultati? Pare nessuno.

Lo stesso governo vorrebbe gli Europei 2016, anche se non pare abbia fatto molto per aggiudicarseli, come spiega Fulvio Bianchi (vedi qui).

Non è solo una questione politica. Non si tratta solo di andare in giro per l'Europa a convincere gli altri paesi che l'Italia è il luogo migliore per organizzare i campionati europei.

C'è un'altra questione più concreta e banale: in Italia mancano gli stadi adatti a organizzare una manifestazione europea. A contarli sono forse 2-3. L'Olimpico di Roma e il futuro stadio della Juventus.

Altrove la situazione è disastrosa. Gli stadi sono inadeguati e non si fa nulla per migliorare la situazione.
Eppure lo stadio è, in giro per l'Europa, fonte di reddito per le società di calcio. Ci sono ristoranti, musei, supermercati. Ma da noi no. Noi pretendiamo di organizzare un campionato Europeo scrivendo su un pezzo di carta la nostra volontà di costruire nuovi stadi.

Basterebbe imporre ai comuni di cedere gli stadi alle società di calcio insieme al diritto di costruire musei e ristoranti. A spese delle società, naturalmente, con l'effetto di contribuire, sia pur marginalmente, a rilanciare l'economia. E invece?

Invece si mette il carro davanti ai buoi: non abbiamo gli stadi ma vogliamo fare un campionato europeo. Di costruirne di nuovi o di ristrutturare quelli esistenti, creando qualche nuovo posto di lavoro non se ne parla. Tanto di questi tempi c'è forse bisogno di nuovi posti di lavoro?

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