12 luglio 2015

Grecia: facciamo due conti approssimativi

Perchè l'austerità non funziona?
Per capirlo facciamo calcoli approssimativi.

Diciamo che nel 2009 la Grecia ha un debito pubblico di 120 euro e un PIL pari a 100 euro. Il debito è quindi il 120% del PIL.

Poi arriva l'austerità che ha come obiettivo quello di rimettere a posto i conti, ma produce un effetto indesiderato e non calcolato dai teorici dell'austerità: il calo vistoso del prodotto interno lordo (PIL). Le aziende producono di meno perchè la domanda crolla per effetto di tagli alla spesa pubblica e maggiori imposte.

Il PIL in pochi anni scende da 100 a 75.

Se il debito fosse rimasto fermo a 120 e un calo del PIL a 75, il debito sale dal 120% al 160% del PIL.

Oggi però il debito pubblico greco è circa il 180% del PIL. Calcolatrice alla mano, vuol dire che mentre il PIL è sceso da 100 a 75, il debito pubblico è salito da 120 a 135.


La rinuncia all'austerità vuol dire spendere di più o imporre meno imposte. Immaginiamo una Grecia che spende un 3% del PIL in più ogni anno (che per 5 anni significa 15% di debito in più) ma evita il calo del PIL.

Il PIL resta fermo a 100 mentre, facendo questa ipotesi, il debito sale a 150, il 150% del PIL. Meglio del 180% attuale!

Non solo per un debito al 150% del PIL invece che al 180%. Centinaia di migliaia di greci avrebbero mantenuto il loro posto di lavoro, migliaia di aziende non avrebbero chiuso i battenti e grazie a un'economia migliore sarebbe diverso il giudizio degli investitori sull'economia ellenica.

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