
La prima ragione è che il calo del prezzo del petrolio significa per i paesi occidentali un calo delle esportazioni di beni di lusso e di tecnologia verso i paesi produttori. Con il prezzo basso infatti non è conveniente investire nel settore petrolifero e i consumatori dei paesi produttori diventano clienti meno generosi per le imprese europee e americane.
La seconda ragione è di carattere finanziario: c'è il rischio che i debiti contratti dalle aziende del settore petrolifero e dagli stati produttori di petrolio diventino meno affidabili, con la conseguenza che le banche diminuiranno i crediti concessi, provocando una recessione nel settore petrolifero e in diversi paesi produttori.
Inoltre c'è il rischio, per chi -come USA e Gran Bretagna- gestisce le immense risorse dei fondi sovrani dei paesi petroliferi, che tali fondi vengano liquidati o che i soldi vengano usati per coprire i buchi di bilancio causati dal calo del petrolio.
Infine c'è il pericolo che qualche paese produttore in difficoltà economica scelga di fare politiche estreme, provocando guerre, aumentando le rivalità e le tensioni tra paesi, il tutto allo scopo di far salire il prezzo del petrolio o di indurre Europa e Stati Uniti a concedere aiuti.
Insomma il petrolio a basso prezzo ci fa piacere alla pompa di benzina e al momento di pagare il riscaldamento, ma per il resto ci dovrebbe preoccupare, come tutti gli squilibri in economia.
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