Se c'è una lezione economica nell'elezione di Trump alla Casa Bianca, è che abbiamo un gigantesco problema e si chiama globalizzazione.
Se metti nello stesso mercato lavoratori pagati poco (come i messicani) e lavoratori ben pagati (come gli americani) non puoi solo aspettarti benefici, ovvero che i salari più bassi aumentino. Succederà anche che i lavoratori pagati poco proveranno a andare dove la paga è migliore, che le imprese spostino le produzioni dove il costo del lavoro è minore e abbassino i salari dei lavorati ben pagati, facendoli arrabbiare.
Le scelte di globalizzare i mercati e le produzioni sono ispirate all'idea che conta il consumatore, che comprerà il prodotto più conveniente. Si dimentica che il consumatore è anche un lavoratore e che se vogliamo prezzi dei prodotti più bassi dobbiamo accettare salari e stipendi più bassi e non è detto che alla fine il gioco sia a somma zero, qualcuno ci rimette.
Trump ha incassato il voto dei lavoratori americani che subiscono la globalizzazione e forse virerà verso un maggiore protezionismo, sperando che questo spinga le imprese americane a riportare in patria le fabbriche (cosa non facile nè immediata).
Il protezionsimo non basta tuttavia a soddisfare gli elettori facendo crescere, se possibile, gli USA a ritmi più elevati. Per cui Trump promette due cose.
Da un lato investimenti e tagli alle imposte, ovvero un deficit che probabilmente esploderà, con conseguenze imprevedibili sul piano della politica monetaria della Fed, che a sua volta potrebbe influenzare le scelte di governi europei e della BCE.
Dall'altro cercherà di stimolare l'economia permettendo alle imprese di inquinare di più, riaprendo le miniere di carbone, riducendo i vincoli ambientali. Anche qui si tratta di un salto indietro: nel 2000 Bush divenne presidente promettendo di stimolare la "old economy".
Riuscirà a ridare lavoro e salari migliori alla massa di americani che l'hanno votato arrabbiati per una crisi infinita che ha cambiato il loro mondo o riuscirà soltanto a tenere in vita per un pò un mondo destinato al declino?
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