23 novembre 2018

Genova, non solo Morandi

E' di qualche giorno fa la notizia che l'autorità portuale di Genova e Savona ha pubblicato il bando per la progettazione della nuova diga foranea, la struttura che difende il porto e i cantieri navali dalle mareggiate. La nuova diga costerà un miliardo (in parte potrebbe essere pagato da una società cinese in cambio della partecipazione a alcune attività portuali, e sarà spostata al largo di 500 metri rispetto all'attuale, permettendo l'attracco di gigantesche navi porta container.

Genova oltre al porto ha anche il peggiore viadotto, il famoso Morandi crollato in parte il 14 agosto. Crollo che segnala la debolezza delle infrastrutture che collegano il più importante porto italiano con la pianura padana. L'autostrada A7 che va verso Milano è una delle più vecchie d'Italia, al punto che la carreggiata verso sud è la trasformazione di una strada degli anni '30.

Più moderna invece la A26 che da Genova porta verso il confine svizzero, ma è anche un'autostrada con qualche criticità. I viadotti verso Genova son molto alti, in alcuni casi superano i 100 metri, e qualcuno fa paura, al punto che Autostrade ha sospeso i trasporti eccezionali. Una sciagura per le industrie lombarde e piemontesi che possono usare soltanto la A26 per portare i carichi eccezionali al porto di Genova.

A questo si aggiungono i problemi del trasporto ferroviario. Le linee che collegano la Liguria con la pianura, indispensabili per il traffico merci, risalgono a fine '800. Il progetto di un terzo valico, ovvero di una ferrovia aggiuntiva, è in via di lenta realizzazione.

Insomma il porto può crescere purchè non ci siano vincoli. Così funziona l'economia: una crescita potenziale diventa effettiva se non ci sono vincoli. Non basta gioire per una fabbrica che può produrre di più, occorre che non ci siano altri vincoli a fermare la crescita.

Il crollo del viadotto progettato da Morandi è un vincolo in più per l'economia ligure e del nord ovest che utilizza il porto di Genova. Soffrono le industrie, soffrono i servizi legati al porto e ai trasporti, oltre ai cittadini che ogni giorno devono fare i conti con l'assenza di una parte molto frequentata dell'autostrada A10.

I costi del crollo in termini di danni provocati e di calo del fatturato per le imprese e quindi di minori imposte e contributi incassati dallo Stato, dovrebbe spingere il Governo a fare in fretta. Servono investimenti da effettuare in fretta per ricostruire il Morandi e ammodernare ferrovie e autostrade. Una buona alternativa all'impiego di risorse con finalità propagandistiche.

Nessun commento:

Posta un commento

Link Interni

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...