19 aprile 2019

AMA e Raggi

L'Espresso racconta di Virginia Raggi registrata che dice all'amministratore delegato di AMA di modificare il bilancio dell'azienda dei rifiuti così da ottenere "la chiusura del bilancio ..in passivo mediante lo storno dei crediti per i servizi cimiteriali".

La sindaca si difende facendo capire che se si fosse chiuso il bilancio con un utile, i manager avrebbero ottenuto dei premi che il comune di Roma non riteneva opportuno erogare in una città dove la qualità del servizio non è quella desiderata. 

Da parte sua l'ex (nel frattempo licenziato) manager dichiara di essere stato spinto a "togliere dall'attivo crediti certi, liquidi e esigibili" al solo fine di portare in rosso i conti dell'azienda.

Letta così, la questione mi pare un pochino confusa. Per cui provo a capirci qualcosa. 

L'affermazione "togliere dall'attivo crediti certi, liquidi ed esigibili" crea due problemi. Il primo è come si fa a togliere dall'attivo un credito? La seconda è i crediti sono certi liquidi e esigibili?

Se AMA fornisce servizi al comune, emetterà periodicamente una fattura, calcolata in base a un contratto che prevede tariffe certe. Fatture ricevute dal comune, che ha un debito (e quindi AMA ha un credito) a meno di contestazioni. Il comune potrebbe in altri termini dire a AMA che qualcosa non torna nelle fatture, ad esempio a causa di un errore nella fatturazione oppure che intende contestare le fatture perchè la qualità del servizio non è quella concordata. 

In questo caso attraverso operazioni contabili apposite, si riduce l'importo delle fatture emesse da AMA e quindi il credito verso Roma. Il minor fatturato causerebbe un minor utile o anche una perdita da parte di AMA. Perchè la sindaca non dice qualcosa del genere?

Di fronte all'annuncio di contestazioni del comune per i servizi resi da AMA, quest'ultima sarebbe stata costretta a correggere il bilancio, mettendo a bilancio un fondo per coprire eventuali futuri esborsi nei confronti del comune.  

Virginia Raggi avrebbe potuto farlo presente all'amministratore di AMA, dicendo: contesteremo le vostre fatture quindi le consiglio di accantonare fondi appositi. Avrebbe ottenuto l'obiettivo desiderato: abbattere gli utili di AMA.

Invece la sindaca contesta -a quanto pare- il fatto che i crediti siano certi, liquidi e esigibili. Che è come dire "il comune che rappresento non è detto pagherà tutto il debito (credito per AMA)".

L'amministratore di AMA avrebbe fatto bene a chiedere il perchè. Avrebbe potuto chiedere: forse il comune fallirà (cosa difficile da immaginare se la stessa sindaca propone a AMA un prestito di oltre 200 milioni) o ci sono altre cause che nessuno meglio di una sindaca può spiegare?

Senza una spiegazione, negare che il credito sia certo, liquido ed esigibile non significa stornarlo. Casomai vuol dire immaginare perdite future che però non devono per forza essere pari all'intero credito. Di solito la perdita è solo parziale. Una contestazione del credito o un problemi finanziari del debitore comportano perdite parziali. Quindi contestando la qualità del credito, la Raggi non obbligava AMA a cancellarlo per intero dal bilancio.

Insomma la questione sembra un pasticcio nel quale le esigenze politiche hanno spinto qualcuno a cercare una soluzione molto semplice, tanto semplice da risultare poco credibile.


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