29 aprile 2019

Non solo Alitalia

Non c'è solo Alitalia tra le compagnie aeree in difficoltà, che rischiano di dover licenziare centinaia o migliaia di persone. C'è anche Airitaly, che una volta si chiamava Meridiana e oggi sposta la sede a Malpensa, minaccia di licenziare 500 dipendenti oltre ai 400 già usciti.

La compagnia aerea sarda è nata negli anni '60. Si chiamava Alisarda e serviva a portare turisti benestanti in Sardegna. Un mercato ricco a cui si affiancavano i soldi pubblici che permettono ai sardi di volare nel resto d'Italia con tariffe scontate.

Oggi Airitaly non può contare su un mercato ricco, perchè la concorrenza ha drasticamente ridotto i margini di guadagno, e nemmeno sui soldi pubblici per i voli da e per il resto d'Italia. Però ha fatto gola a Qatar Airways che ne ha comprato il 49%, perchè permette di aggirare i limiti ai voli di Qatar verso gli USA.

Ciò nonostante Qatar ha tagliato il personale, promette altri tagli e ha spostato la sede operativa a Malpensa, scelta che mette in difficoltà molti dipendenti sardi della compagnia aerea.

Lo spostamento a Malpensa ricorda anche la scelta non fatta da Alitalia alla fine degli anni '90. La politica, per difendere i dipendenti romani della compagnia, fece saltare l'integrazione di Alitalia con Airfrance e KLM e condannò la compagnia di bandiera a un futuro incerto.

Le compagnie aeree sopravvivono se si minimizzano i posti vuoti. Altrimenti i rilevanti costi non vengono pagati e alla fine le perdite mettono in pericolo voli e posti di lavoro. Di qui la necessità di integrarsi con altre compagnie aeree.

Alitalia non l'ha fatto, puntando, ai tempi di Colaninno, su un monopolio, quello dei voli tra Milano e Roma, messo in crisi dall'alta velocità ferroviaria.

Scelta errata che ha provocato perdite, coperte dallo Stato che vuole impedire il fallimento di Alitalia o quantomeno drastici tagli al personale.

Oggi Alitalia non può integrarsi con altre compagnie, cosa che, se fosse possibile richiederebbe in ogni caso una ristrutturazione e quindi costi sociali elevata. Non può essere venduta a pezzi, per lo stesso motivo. Può solo essere salvata con tutti i dipendenti, che altrimenti scenderebbero in piazza a protestare.

Come?

L'idea è di mettere insieme chi si occupa di trasporti in Italia, ovvero Ferrovie, Autostrade e ...Alitalia, con le società sane che diventano socie di Alitalia e ne coprono le perdite e gestiscono tutte insieme gli spostamenti degli italiani, con la scusa dell'integrazione.

Il rischio è che ne approfittino alzano le tariffe, creando un (quasi) monopolio su ferrovie, autostrade e aeroporti. Un piccolo aumento delle tariffe su milioni di spostamenti sarebbe sufficiente a coprire le perdite di Alitalia.

Inoltre ciò avrebbe effetti su altre decisioni, come le scelte di Trenitalia e Autostrade. Se servono più utili per pagare le perdite di Alitalia, queste società potrebbero cambiare le scelte di investimento, rinunciando ai meno redditizi o rinunciando a alcuni, come potrebbero decidere di chiudere linee ferroviarie in perdita o attività meno redditizie.

Insomma rischiamo di tenere in piedi una società in perdita da anni (Alitalia) con scelte che potrebbero influire negativamente su costi e qualità dei trasporti stradali e ferroviari. E cosa succederebbe se un giorno gli azionisti decidessero di non continuare a finanziare le perdite di Alitalia? Trovare una soluzione di mercato sarebbe ancora più difficile.

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