13 gennaio 2023

BTP e benzina


 Guardate il grafico. Rappresenta l'andamento teorico di un Buono del Tesoro Pluriennale emesso nel 2020 e in scadenza nel 2045. Il rendimento previsto era dell'1,5% annuo, tasso invitante nel 2020 quando i titoli a breve termine avevano tassi negativi o vicinissimi allo zero e l'inflazione era bassa.

Poi gli scenari economici sono mutati. Il rendimento è salito perchè il prezzo è sceso. Attualmente il BTP è quotato a poco più di 62. Vuol dire che chi ha versato e quindi prestato 100 euro allo Stato oggi incasserebbe 62 euro e qualche centesimo. Per rivedere i 100 euro deve aspettare il 2045 oppure sperare i un brusco calo dei rendimenti. 

Ma significa anche che rendimenti e quindi costi dello Stato sui titoli di nuova emissione sono decisamente più alti rispetto a 2-3 anni fa. 

Naturalmente la causa del crollo di valore del BTP e conseguente aumento dei rendimenti è legato alle vicende della guerra in Ucraina che ha fatto aumentare i prezzi di molti prodotti energetici e quindi dell'inflazione. 

Le conseguenze dell'impennata dell'inflazione per lo Stato sono diverse. Diventa più costoso indebitarsi, come ci suggerisce il grafico. Il rendimento è passato dall'1,5% a oltre il 5% in pochi mesi. La BCE promette altri aumenti dei tassi per soffocare l'inflazione. Ogni 1% in più nel costo del debito pubblico significa una maggiore spesa di oltre 25 miliardi di euro in interessi, il doppio del costo dello sconto fiscale sui carburanti. 

Quest'ultimo potrebbe avere effetti positivi sui costi di produzione di molti beni e quindi sull'inflazione, ma anche sui costi delle forniture dello Stato che, come le imprese, acquista beni e servizi.

Ci sono altri effetti secondari ma non meno importanti. 

L'inflazione e l'aumento dei rendimenti hanno effetti distorsivi sugli investimenti. Si preferiranno beni come gli immobili il cui valore è tradizionalmente protetto dall'aumento dei prezzi, a scapito delle attività produttive il cui rendimento può essere inferiore al rendimento dei titoli di stato. A soffrirne saranno i consumi e quindi il PIL e le entrate fiscali. 

Chi ha comprato i BTP che oggi valgono 62 euro per ogni 100 spesi sarà in ogni caso riluttante a venderli e a investire i soldi in attività produttive perchè queste dovrebbero rendere oltre il 50% in 22 anni solo per recuperare la perdita realizzata vendendo i BTP. 

In conclusione sono tanti i motivi per cercare di abbassare il più in fretta possibile l'inflazione. Evitando ad esempio la contestatissima abolizione dello sconto sulle accise di cui si parla in questi giorni.

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