Merito del calo sono i sussidi del governo che ha deciso di spendere una somma enorme per affrontare il caro energia. A dicembre i prezzi dell'energia risultavano aumentati del 24,4% rispetto a un anno prima mentre a novembre l'aumento era del 38,7%.
Il calo dell'inflazione è importante anche per l'Italia e non solo per i consumatori che, ovviamente, spendono di meno se i prezzi aumentano.
La lotta all'inflazione ha fatto aumentare i tassi di interesse applicati dalla BCE, e fatto schizzare in alto i rendimenti dei titoli di stato. I rendimenti sui decennali sono oggi al 4,6%, il quadruplo di un anno fa.
Sono quindi inevitabili le preoccupazioni per i conti pubblici che il governo cerca di tenere sotto controllo nonostante le richieste di maggiori spese di una parte della maggioranza. Una buona scelta, anche se obbligata, che tuttavia contrasta con la decisione di non confermare il taglio delle accise voluto dal governo Draghi e di permettere alcuni aumenti tra cui sigarette e autostrade.
Spingere verso il basso l'inflazione anche tenendo bassi i prezzi dell'energia con contributi pubblici rinunciando a qualche beneficio ai privati, sarebbe nell'interesse di tutti. Un minore calo dell'inflazione, se ci sarà, significa invece prolungare il periodo in cui la BCE terrà alti i tassi e quindi la sofferenza dei conti pubblici gravati da un debito enorme e dai relativi tassi. Una pessima scelta per l'Italia.
Nessun commento:
Posta un commento