05 febbraio 2024

Lo Stato Italiano in Stellantis?

Gli attacchi di Giorgia Meloni a Stellantis hanno portato all'idea, quasi impossibile da realizzare, che lo Stato italiano diventi azionista di Stellantis, casa automobilistica nata dalla fusione del gruppo Fiat e del gruppo PSA, ovvero Peugeot.

Di recente il governo italiano ha detto di voler aumentare la produzione nazionale di autoveicoli, elencando gli incentivi messi in campo a questo scopo e ha polemizzato con i giornali di Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli che è uno dei principali azionisti di Stellantis. 

Irritato, l'amministratore di Stellantis, Tavares, ha spiegato a Bloomberg, come riporta Sky Tg24, che gli attacchi servono a coprire la mancanza di incentivi per l'auto elettrica, con conseguenti rischi per gli stabilimenti italiani.

A sua volta il governo ha risposto ipotizzando l'entrata nel capitale di Stellantis, dove è presente invece lo Stato francese, che farebbe in modo di favorire la produzione negli impianti nazionali. Il governo vuole far credere che l'Italia, se fosse azionista, costringerebbe Stellantis a produrre in Italia.

Perchè l'Italia non è azionista di Stellantis ed è molto improbabile che lo diventi mentre la Francia possiede molte azioni che fa (o farebbe) valere nelle scelte strategiche di Stellantis?

Tempo fa entrambe le aziende che si sono fuse in Stellantis, Fiat e Peugeot, sono entrate in crisi. Crisi così forti da rischiare la chiusura in entrambi i casi. La Fiat nei primi anni 2000, Peugeot dieci anni più tardi. 

La crisi Fiat è stata affrontata dal governo Berlusconi con tante parole e proclami ma nessun intervento concreto. Famosa l'immagine dei vertici Fiat in lunga attesa fuori dalla villa di Arcore, residenza del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, quasi fossero ospiti non graditi.

Il governo non è intervenuto, Tremonti ha detto che la Fiat era virtualmente fallita e i soldi che hanno permesso di superare la crisi sono arrivati dai tre principali gruppi bancari dell'epoca. Un prestito di miliardi definito "convertendo" perchè prevedeva, alla scadenza, la conversione in azioni. Le banche, poco fiduciose del futuro della Fiat hanno quasi subito poi venduto le azioni preferendo una plusvalenza ad un ruolo nella Fiat.

Quando un decennio più tardi la crisi ha rischiato di travolgere Peugeot, invece, lo Stato francese è intervenuto direttamente, diventando azionista di Peugeot, con una quota superiore a quella della famiglia che ha fondato il gruppo PSA.

Per questo motivo oggi il governo francese può mandare un proprio rappresentante nel consiglio di amministrazione di Stellantis e lo Stato italiano no. 

E, visto che il gruppo nato dalla fusione Fiat-Peugeot gode di buona salute, non esiste motivo per cui la richiesta del governo italiano di diventare azionista si realizzi. L'idea lanciata dal ministro D'Urso è solo un modo di salvare l'immagine del governo, che non pare interessarsi al futuro elettrico dell'auto.

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