Una sera, poco prima delle elezioni USA 2008, Rai1 ha ospitato un dibattito sulle elezioni. Tra i commentatori c'era Antonio Martino, economista (ultra)liberista e amico di McCain.
Quando gli chiedono delle politiche di Obama a favore dei poveri, Martino reagisce dicendo che negli USA chi ha un reddito basso non paga imposte sul reddito e quindi non capisce cosa possa fare Obama per i poveri.
Logica banale: chi già non paga non può avere nulla. Perché per gli ultra-liberisti lo Stato può solo tagliare le imposte, come ha spiegato il premio Nobel Paul Krugman (1). Dunque se già non paghi nulla, nulla in più avrai, secondo loro.
Nella buona vecchia Europa o in Canada invece la sanità cura tutti, anche chi non paga alcuna imposta, e le spese sono a carico della collettività.
Se accadesse anche negli USA, i ricchi dovrebbero pagare le cure sanitarie dei poveri, che probabilmente disprezzano. L'incubo degli ultra-liberisti era passare da Bush, che regalava tagli alle imposte tanto maggiori quanto più grande è la ricchezza da difendere, a Obama, che vuole politiche a favore dei poveri, come i 45-50 milioni di americani privi di assistenza sanitaria e/o senza la certezza di mangiare regolarmente (2).
Il tentativo di creare una sanità "europea" è fallito almeno due volte. Negli anni '60 affossato dagli stati del sud preoccupati di dover ricoverare bianchi e neri negli stessi ospedali. Negli anni '90 dall'incapacità di Hillary Clinton di trovare un compromesso con i repubblicani (e forse quel fallimento le è costato la candidatura alla presidenza).
L'incubo per i conservatori si sta materializzando. Se la riforma sanitaria sarà approvata, le assicurazioni non potranno rifiutare le cure, secondo pratiche descritte da Michael Moore in SiCKO, e si realizzerà una forte redistribuzione del reddito a favore dei meno abbienti.
I poveri avranno più soldi da spendere (e aumenteranno i consumi), ma qualcosa cambierà per i ricchi, per le assicurazioni, forse per le forze armate, che Bush ha riempito di soldi sottratti ai programmi assistenziali. Oltre a non poter rifiutare le cure, le assicurazioni perderanno qualche privilegio derivante dall'essere spesso monopolisti che impongono regole e prezzi ai clienti. Medici, farmacisti e azionisti di varie compagnie forse guadagneranno meno. Per questo protestano e cercano di convincere i parlamentari, in cambio di contributi elettorali, a votare contro.
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(1) Paul Krugman, La deriva americana, Laterza, pagg. 115-118. Nell'articolo si ridicolizza Bush che, ad una domanda sulla qualità dei palinsesti televisivi, ha invitato chi lo ascoltava ad appoggiare il suo progetto di sgravi fiscali
(2) http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=134148
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Concordo con l' intervento.
RispondiEliminaPrima o poi alla riforma sanitaria gli USA ci arriveranno, ma ai padroni americani non è mai mancata la fantasia per inventarsi qualcos' altro per vivere sulle spalle dei poveri...Obama ormai ha scommesso tutta la sua immagine politica del "cambiamento" su questa riforma storica degli USA, ma anche lui è finanziato dal grande padronato americano, addirittura pare più di Mc Cain ( http://www.senzasoste.it/internazionale/obama-seguite-i-soldi-3.html ), la cosa che appare però sorprendente è che stando sempre alle cifre di quell' articolo sui dati della Federal Election Commission pare che persino le grandi imprese farmaceutiche abbiano finanziato più Obama di Mc Cain, cosa che almeno a me sorprende se si considera appunto che Obama ha fatto della riforma sanitaria uno dei suoi campi di battaglia principali (oltre a quelli di politica estera completamente disattesi).
Non voglio scadere in misere logiche complottiste (anche il sito a cui ho rimandato non è un sito "complottista"), però quando personaggi del genere fanno degli investimenti difficilmente li fanno a caso...