Il professor Francesco Giavazzi è diventato consulente del governo per tagliare i contributi alle imprese. Era ora, vien da dire, perché finora Giavazzi, studi in ingegneria in Italia e poi di economia negli USA per poi intraprendere una carriera universitaria tra la Bocconi e il MIT di Boston, ha spesso criticato il governo Monti.
Critiche messe nere su bianco sul Corriere: il giorno dopo la nomina, Giavazzi insieme all'amico Alesina non perso occasione di spiegare (vedi qui) che il governo dovrebbe tagliare pesantemente la spesa pubblica e quindi la pressione fiscale, considerando queste mosse una condizione indispensabile per rimettere in moto l'economia italiana.
Così Monti delega a Giavazzi il compito di indicare quali contributi alle imprese vanno aboliti. D'altro canto Giavazzi è la persona giusta: crede nel mercato, ci elencherà decine di casi in cui le imprese incassano contributi per fare cose che non servono o che farebbero anche senza soldi pubblici, e quindi suggerirà tagli.
Finora, dicono A&G, i tagli previsti sono pochi e non hanno "nessun effetto macroeconomico".
Un'espressione normale, se usata da un economista normale. Ma Giavazzi ha qualcosa in più (o forse in meno): nel settembre 2008, all'indomani del fallimento di Lehman Brothers, mentre il mondo tremava, lui celebrava il trionfo del mercato sullo Stato (vedi qui): "Ieri è stata una buona giornata per il capitalismo ... si era diffusa
l'impressione che il governo americano avrebbe salvato chiunque...
Invece, con grande coraggio, il segretario del Tesoro statunitense Henry
Paulson ha detto basta. Il costo è stato elevato, il fallimento della
terza/quarta banca d'investimento al mondo, ma il mercato ha impiegato
meno di cinque minuti a capire".
Gli effetti macroeconomici del fallimento di Lehman Brothers non pare averli compresi: l'economia mondiale stava per sprofondare e Giavazzi inneggiava alla vittoria del mercato. Sarà per questo che Mario Monti gli chiede di occuparsi dicontributi alle imprese? Forse il presidente del Consiglio vuole che abbandoni le teorie un pòastratte e si confronti con le imprese che, c'è da credere, non saranno felici di rinunciare soprattutto adesso ai soldi e ai crediti concessi dallo Stato?
Secondo me Monti si era stufato delle critiche e gli ha teso un trappolone, quello della spesa pubblica e un campo minato, se Giavazzi fallisce subisce un duro colpo e perde tanta credibilita. Se riesce il merito e della lungimiranza di Monti che ha creduto in uno dei suoi critici piu serrati.
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