06 febbraio 2015

Braccio di ferro Grecia- Trojka?

Le elezioni in Grecia di fine gennaio ha portato la sinistra di Siriza al governo del paese. Tsipras e il ministro dell'economia Varoufakis a girare l'Europa alla ricerca, che per adesso pare senza successo, di una nuova strada per affrontare la crisi greca.

La Grecia alcuni anni fa ha mentito sui propri conti, dichiarando un debito e un deficit minori del vero. Da quel momento è diventato praticcamente impossibile per la Grecia collocare i propri titoli pubblici, cioè non ha potuto finanziarsi sul mercato.

I soldi per finanziare il deficit sono arrivati dalla Troika, cioè Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e Unione Europea, che in cambio dei soldi necessari a non far fallire lo Stato e le banche ha imposto enormi sacrifici. Questi ultimi però si sono dimostrati sbagliati sia per le sofferenze che hanno prodotto sulla popolazione, sia perchè hanno fatto scendere di almeno un quarto il PIL, con la conseguenza che anche in presenza di un evidente miglioramento del deficit, il rapporto debito/PIL in Grecia è salito in modo rilevante.

E non poteva che essere così: se si licenzia un dipendente pubblico, c'è un risparmio ma anche un corrispondente calo del PIL. Questo potrebbe risalire se la diminuzione della spesa portasse a un taglio delle imposte e quindi a una maggiore spesa di chi ne beneficia.

Ma i greci sono evasori e il taglio della spesa non ha provocato alcun aumento dei consumi o degli investimenti, ma solo un calo del PIL sulla pelle dei greci.

Tsipras e il nuovo governo greco rifiutano la ricetta della Troika e lo fanno proprio mentre sta per scadere un programma di aiuti e dev'essere rinnovato. Vorrebbero un taglio del debito e un allungamento delle scadenze, cosa già avvenuta, peraltro con pochi benefici visto che a distanza di qualche anno il governo chiede altri interventi sul debito.

Cosa succederà?

Il governo greco vuole un rinnovo degli aiuti a condizioni migliori. Si può giocare la carta del fallimento, che provocherebbe forti danni all'economia di molti paesi europei, ma rischia, se vuole troppo, di trovarsi in grandi difficoltà politiche: cosa succederebbe se il piano di Tsipras fallisse? Sarebbe difficile anche per altri partiti europei proporre gli stessi valori e, soprattutto, andrebbero deluse le speranze dei greci di un futuro economico più sereno.

La Germania non può pretendere troppo perchè rischia di perdere i soldi prestati alla Grecia e la credibilità in Europa. Ad altri paesi potrebbe venir voglia di chiedere un taglio del debito sull'esempio greco.

D'altra parte la Germania non può neanche rinnegare la propria politica, che ritiene giusta (o almeno la pensano così gli elettori tedeschi che hanno votato per la signora Merkel).

C'è quindi da credere che Europa e Grecia troveranno un modo di risolvere la soluzione. Raggiungeranno un compromesso per allentare l'austerity senza mettere in pericolo i crediti del resto d'Europa.

Questo sarà sufficiente a garantire la fine delle sofferenze della popolazione greca? Io penso di no. La Grecia in crisi ha imposto sacrifici alle donne delle pulizie dei ministeri ma non ha modificato i privilegi di militari, polizia, e soprattutto degli armatori e chiesa, beneficiari di generosi sconti fiscali sanciti da una Costituzione che può essere modificata solo da chi possieda la maggioranza in due legislature successive.

C'è dunque un fronte europeo su cui deve combattere Tsipras ma anche uno interno. I malid ella Grecia non derivano solo dalle pessime politiche europee, ma anche da antichi privilegi voluti dagli stessi greci con una Costituzione nata appena un anno dopo la fine della dittatura.


1 commento:

  1. "dichiarando un debito e un deficit ben maggiori del vero" Non dovrebbe essere il contrario?

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