Se Volkswagen investe 9 miliardi per modelli elettrici, FCA (ma anche Peugeot) deve trovare un partner. Si potrebbe sintetizzare così l'accordo che sta prendendo piede tra FCA e Peugeot.
L'auto si trova di fronte a (almeno) due grandi sfide, il mercato globale e l'elettrico.
Che il mercato stia diventando globale lo si è capito ormai da tempo, almeno dai primi anni '90, quando si sono aperti i mercati europei alle auto giapponesi (e viceversa). Per produrre auto con prezzi competitivi, ovvero auto per tutti, servono economie di scala e i giapponesi hanno dimostrato di essere maestri in questo.
Servivano quindi grandi numeri, modelli prodotti in milioni di pezzi, piattaforme comuni per ridurre i costi di progettazione, ingegnerizzazione, ecc. vale a dire tutti i costi che si sostengono ancora prima di vendere un solo veicolo.
Ciò vale a maggior ragione con la sfida elettrica. La necessità di produrre auto elettriche riduce la possibilità di usare pezzi già progettati e testati sui nuovi modelli.
Si deve ricominciare da capo e, come succede con le nuove tecnologie, c'è il rischio che un prodotto fatto male o una tecnologia che non ha successo si trasformino in un costo e quindi in perdite, che possono essere enormi in un settore come quello dell'auto.
Ma c'è anche il rischio che, non adottando una tecnologia, ci si trovi fuori mercato, come successo a Nokia, anni fa leader nella telefonia mobile e oggi marchio quasi sparito perchè non è entrare nel mercato degli smartphone al momento giusto.
Dunque servono grandi numeri e grandi investimenti. FCA e Peugeot non potevano restare sole senza grandi rischi di insuccesso e hanno deciso di unirsi.
Infine c'è la globalizzazione dei mercati di vendita. FCA farà entrare Peugeot nel mercato americano e i francesi faranno entrare gli italiani nel mercato asiatico. Anche in questo caso condividendo le strutture commerciali oltre a quelle produttive, limitando gli investimenti in concessionarie e impianti dove non sono attualmente presenti.
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