03 ottobre 2019

Le scommesse di Borghi

Qualche settimana fa s'è scoperto che Claudio Borghi, una delle "menti" economiche del partito di Salvini ha investito in BTP ottenendo rilevanti guadagni, calcolati dal Sole 24 Ore nel 25% dela somma investita. Un guadagno importante, soprattutto perchè si è trattato di un investimento in titoli di stato, di fatto privo di rischio.

In 14 mesi del governo giallo-verde lo spread è salito e sceso diverse volte, raggiungendo e superando in più occasioni quota 300. Un limite preoccupante ma non troppo, per diverse ragioni.

La prima ragione è che uno Stato molto indebitato non si può permettere di pagare tassi elevati sui titoli di stato. Se una dichiarazione politica lo spinge in alto, si spera che altri si muovano per ottenere il risultato opposto, perchè non conviene a nessuno trovarsi al governo con tassi e quindi spese alte.

La seconda è che oggi, a differenza di qualche anno fa, la BCE interviene per tenere bassi i tassi, condizione indispensabile (ma non sufficiente) per sperare che l'economia migliori.

Quindi era molto probabile che le fiammate dello spread fossero temporanee, vale a dire che lo spread salisse oltre quota 300 per poi scendere verso livelli più ragionevoli.

Ciò rendeva non troppo rischioso l'investimento in titoli di stato. Chi li avesse comprati con uno spread alto, non solo aveva una bassissima probabilità di restare con un pugno di mosche in mano, perchè tale è la probabilità di fallimento dello Stato Italiano, ma aveva anche buone probabilità di rivendere di lì a poche settimane gli stessi titoli ottenendo un guadagno.

I titoli di stato sono infatti quotati. Il loro prezzo varia in funzione di acquisti e vendite. Un aumento dello spread significa che le vendite di titoli (decennali) prevalgono sugli acquisti e quindi che il loro prezzo scende. Il contrario succede quando lo spread scende: il prezzo dei titoli sale.

Se si acquista qualcosa quando il prezzo è basso (e lo spread è alto) e si vende quando il prezzo è salito (e lo spread è sceso) si ottiene un guadagno. Molto più generoso del tasso pagato dal titolo.

Ora Borghi ha fatto proprio questo, comprando i titoli quando lo spread era alto e vendendoli in seguito, quando il governo giallo-rosso è entrato in crisi e lo spread è diminuito rapidamente.

Tutto ciò pone alcune questioni serie.

Può un esponente politico di un importante partito di governo speculare sullo spread che i suoi colleghi (o capi) di partito possono influenzare con dichiarazioni o atti politici?

Che garanzie hanno i cittadini e i risparmiatori che tali dichiarazioni non siano studiate per muovere lo spread e quindi i prezzi dei titoli di stato?

Che serietà ha un politico che si schiera contro l'euro ma al tempo stesso fa scelte di investimento che sono convenienti se le sue idee economiche non si realizzano?

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