13 dicembre 2009

Un grande economista, Paul Samuelson

Un grande economista, secondo me, è quello che riesce a fornire idee nuove e, soprattutto, a elaborare teorie economiche capaci di spiegare al tempo stesso le realtà più semplici e quelle più complesse, ad affrontare i grandi temi senza perdere di vista il loro effetto sulla vita quotidiana di imprese e consumatori.

Paul Samuelson, morto oggi all'età di 94 anni, è stato senza ombra di dubbio un grande economista.

Non solo perché ha vinto, primo tra gli americani, il Premio Nobel, ha insegnato in una delle più prestigiose università americane, e ha avuto tra i propri allievi altri Nobel, come Modigliani o Krugman, ma soprattutto perchè, leggendo il suo celebre manuale, diffuso in decine di paesi e ripubblicato innumerevoli volte, si affronta l'argomento "alto" considerandone anche gli effetti più banali, il tutto corredato da esempi e numeri che danno sostanza alle teorie.

Per questo non può che dispiacere la morte di Samuelson, che era anche uno dei pochi economisti liberal in un mondo di economisti liberisti.

4 commenti:

  1. "The Soviet Union is proof that, contrary to what many skeptics had earlier believed, s socialist command economy can function and even thrive"

    (Samuelson & Nordhaus, Economics, 13th edition, 1989 (!), p.837)

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  2. infatti ha funzionato, in certi periodi anche con un tasso di crescita maggiore di quello registrato nelle economie occidentali.

    Quel che è saltato, nel 1989, è il sistema politico che ha travolto tutto, mentre il brusco passaggio a economie di mercato ha fatto il resto

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  3. Sì certo, come no! Basta leggere le statistiche del regime, stile 1984.

    Tra l'altro, per spezzare una lancia a favore di Samuelson, nella 15esima edizione (p.737) scrive:

    "In the 1980s and in the 1990s, country after country threw off the shackles of communism and stifling central planning - not because the textbooks convinced them to do so but because they used their own eyes and saw how the market-oriented countries of the West prospered while the command economies of the East collapsed"

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  4. Se le economie dell'est fossero state disastrate come si vuol far credere non ci sarebbero stati crolli del PIL dell'ordine del 10-20% dopo l'apertura dei mercati e le statistiche, se fossero state false, avrebbero registrato miglioramenti rispetto ai valori veri.

    Ciò non toglie che il prodotto di questi paesi fosse inferiore rispetto a quello dei paesi occidentali ma in alcuni casi neanche tanto (il PIL pro-capite della DDR era lo stesso della Spagna). L'apertura ai mercati internazionali ha cambiato -nell'immediato in peggio- molte cose e soprattutto ha operato una forte redistribuzione della ricchezza, che è la vera causa del peggioramento delle condizioni di vita

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