Cosa sta succedendo a Pomigliano d'Arco? Qual è la posta in gioco nello scontro tra Fiat e Fiom? E qual è il ruolo del governo?
Lo stabilimento di Pomigliano d'Arco appartiene alla Fiat da un ventennio, da quando ha comprato l'Alfa Romeo, celebre casa automobilistica ceduta dall'IRI. A Pomigliano si mescolano inefficienze di ogni tipo, come assenze dal lavoro per i motivi pià svariati, ma anche furti, danneggiamenti volontari delle automobili, scioperi del venerdì o in occasione delle partite di calcio (si veda in proposito questo articolo).
Marchionne già due anni fa ha cercato di mettere le cose a posto, chiudendo lo stabilimento, rinnovando tutto, allontanando i lavoratori problematici e insegnando agli altri a lavorare in modo più efficiente.
Poi la crisi ha colpito la produzione di Alfa Romeo. La produzione è crollata ma Pomigliano, a differenza dello stabilimento di Termini Imerese, ha una sua logica: c'è l'indotto e si producono i componenti necessari ad assemblare un'automobile.
Nel settore auto tutto il sistema produttivo, la filiera come si usa dire oggi, è complesso e costoso. Le aziende automobilistiche cercano di produrre just in time: si eliminano le scorte. Chi produce gli pneumatici lo fa poche ore prima che siano montati sulle automobili.
Se qualcosa si inceppa, tutto il sistema produttivo si blocca, facendo aumentare i costi medi della singola automobile.
Per rendere competitivo lo stabilimento e l'intera filiera produttiva, si deve perciò sfruttare il più possibile gli impianti, portando in Italia la produzione della nuova Panda (in Polonia gli stabilimenti Fiat producono già la 500 e la Ford KA).
Per questo Fiat cerca di spingere i lavoratori ad accettare un accordo che riduce i diritti di sciopero e disincentiva le assenze ingiustificate dal lavoro: occorre che gli impianti non subiscano interruzioni e si usin il più possibile.
Il prezzo da pagare è la compressione di alcuni diritti fondamentali, come il diritto di sciopero. E' un diritto irrinunciabile e quindi è ragionevole che la Fiom rifiuti la proposta della Fiat, sottolineando il rischio di una involuzione nel campo dei diritti e delle regole.
Infatti alla finestra stanno Brunetta e Sacconi che non vedono l'ora di ridurre i diritti di tutti i lavoratori. Diritto del lavoro, stipendi pubblici e la Costituzione catto-comunista sono nel mirino del governo, cui farebbe piacere la sconfitta della Fiom-Cigl.
Come se ne esce?
Cercando di distinguere il diritto dal suo uso furbesco: se un lavoratore sciopera per difendere un diritto o per protestare contro chi fa una politica lesiva dei suoi interessi, fa cosa ben diversa da chi sciopera -guardacaso- in occasione della partita della nazionale di calcio.
Senza queste distinzioni, e la difesa dei diritti usati correttamente, la Fiom rischia un autogol clamoroso, che ricorderebbe la marcia dei quarantamila nell'autunno del 1980. Allora scesero in piazza i lavoratori Fiat che capivano che l'azienda non poteva fare a meno di ristrutturarsi, se voleva continuare a esistere. Il sindacato subì una sconfitta dura dalla quale si riprese dopo molti anni.
Oggi il rischio è lo stesso, aggravato dalla minaccia dei ministri di destra che cercano l'occasione per ridurre i diritti di tutti. La sola via d'uscita è accettare evitando di sostenere, magari involontariamente, i furbetti dello stabilimento di Pomigliano.
Il paragone col 1980 (trenta anni fa) non regge. Oggi la produzione di autovetture (escluse auto di lusso) in Italia e' anacronistica. India, Cina, Russia e tutto l'est europeo permettono di produrre automobili con salari bassissimi e senza "intralci" sindacali. Chi rinuncia a diritti e salario, per tenere a tutti i costi Fiat in Italia, sara' disoccupato comunque fra pochi anni. L'unica via e' la ricollocazione dei lavoratori nel settore terziario.
RispondiEliminaSono d'accordo con l'intervento precedente, il problema però è che il settore terziario non può assorbire molti lavoratori, e non so nemmeno quanto possa sostenersi un'economia basata sul terziario e sull'acquisto sistematico di prodotti all'estero.
RispondiEliminaIo sono dell'idea che questo paese è finito, certo, non chiuderà domani e neanche dopo, ma la traiettoria verso il baratro è tracciata (a meno di miracoli).
se fosse vero quanto scritto nel primo intervento non si produrrebbero auto in Germania, Francia, GB o USA dove il lavoro costa assai + che da noi
RispondiEliminainoltre non c'è alcuna garanzia che in futuro il costo del lavoro nei paesi dell'est o in Asia rimarrà basso. Anzi tutto fa pensare che salirà e anche di parecchio
Nei mesi scorsi produttori come Honda hanno fatto i conti, in Cina, con aumenti salariali del 30% in un solo colpo e sta arrivando la rivalutazione della moneta cinese
poi non c'è scritto da nessuna parte che le vicende di Pomigliano siano collegate al costo del lavoro. Marchionne anzi ha ricordato che il costo del lavoro quando si producono auto è basso, arrivando al 7-8% del costo di un'auto (si veda http://www.repubblica.it/2006/09/sezioni/economia/fiat-8/intervista-marchionne/intervista-marchionne.html?ref=search)
quindi anche un risparmio legato alla produzione all'estero, peraltro compensato almeno in parte dai costi di trasporto, non spinge certo a dire che in futuro l'industria dell'auto è segnato
infine nessuno, eccetto Fiat, vuol portare la produzione della Panda in Italia. Non è una forzatura della politica, ma una libera scelta d'impresa guidata da uno che finora ha dimostrato di saper fare i conti e di gestire un colosso che Grillo ha considerato -sbagliando- morto già anni fa
dimenticavo: oggi a Pomigliano qualcuno ha manifestato a favore dell'accordo. Proprio come nel 1980.
RispondiEliminaI crumiri ed i lavoratori spaventati dalle minacce c' erano nel 1980, c' erano prima, ci sono ora, e ci saranno in futuro.
RispondiEliminaMa menomale che c' è ancora chi lotta però...E chi ha ricordato ai manifestanti quello che sono...
Questo video: http://www.militant-blog.org/?p=2912
e questa lettera degli operai polacchi della FIAT: http://www.militant-blog.org/?p=2905
Mi tirano un pò su di morale
a Tichy fanno la 500 e la Ford KA, oltre alla Panda che ormai è un modello vecchio
RispondiElimina4 anni fa facevano solo la Panda
quindi è esagerato dire che vogliono spostare la produzione dalla Polonia all'Italia
Poi è vero quel che dice il rappresentante Fiom che si vogliono negare i diritti di tutti i lavoratori. Succederà se loro continuano a non distinguere i diritti ver ida quelli usati in modo furbesco (vedi scioperi per gli scopi + vari)
Nel 1980 c'era gente che aveva capito che non c'era altra strada che ristrutturare e riorganizzare. Io non li chiamerei crumiri
Guardate che anche per la fiat è colpa del signoraccio della banga. ahhh se non ci fosse il signoraccio bangario ...
RispondiEliminasecondo me è colpa degli extraterrestri che rapiscono le persone, gli infilano nella testa un chip con cui li spingono a parlare di signoraggio e non si comprano neppure una Panda. Preferiscono l'astronave...
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