07 maggio 2012

I mercati e il trota

Giovedì scorso Servizio Pubblico ospitava Luigi Zingales, un economista di Chicago assai liberista, come nella tradizione di quella università. Il mercato risolve tutto secondo Zingales perché le persone, libere di scegliere, prenderanno le decisioni migliori, preferiranno il prodotto migliore a quello peggiore, opteranno per il servizio più efficiente.

Una tesi che, applicata anche alla politica, spinge molti commentatori a criticare l'attuale legge elettorale che non permette di votare il candidato preferito, lasciando all'elettore l'ultima parola su chi siederà in Parlamento.

La critica è legittima, ma va presa con un pizzico di buonsenso. Infatti se è vero che la legge elettorale ha portato in Parlamento persone imbarazzanti, "nominate" dai partiti, è anche vero che in un sistema elettorale con le preferenze si sceglie tra candidati scelti ovvero nominati, come si usa dire oggi, dai partiti.

Inoltre chi ci garantisce che gli elettori scelgano sempre il migliore, il più competente, il più onesto o il più serio?

Prendiamo Renzo Bossi, detto il trota, figlio del padre-padrone della Lega Nord, Umberto Bossi. E' stato nominato? no, è stato eletto con un bel numero di preferenze. I critici del sistema elettorale non possono obiettare nulla e s'è visto nella puntata di Servizio Pubblico: Zingales e Travaglio sconsolati di fronte all'idea che Bossi è stato scelto da cittadini che hanno scritto Bossi sulla scheda elettorale.

Il mercato ha fatto la sua parte...e ha sbagliato. Ma per chi ama il mercato e ipotizza funzioni sempre bene, è dura accettare l'idea che il mercato non sempre funziona bene, non sempre produce risultati efficienti. Ma succede. E succede che non sempre gli elettori scelgono i migliori. Non sono obbligati. Possono scegliere anche il peggiore, se promette qualcosa in cambio o se possiede altre qualità, come il nome giusto o un'innata capacità di far divertire il prossimo.


9 commenti:

  1. A me dispiace essere pignolo... Ma Keynes già nella Teoria Generale demolì l'approccio neoclassico che sosteneva nell'autoregolamentazione infinita del libero mercato.
    La teoria macroeconomica successiva a Keynes non mise in discussione quella keynesiana su quel punto.
    La riflessione neokeynesiana, ovviamente, non è andata contro...
    Da Sen (nobel 1998), che ha riportato alla luce la riflessione della dicotomia tra etica e economia, con considerazioni sul libro che precede la ricchezza delle nazioni, ovvero la Teoria dei sentimenti morali, in cui ci restituiva un Adam Smith solidaristico e contrario alla visione che oggi diremmo "liberista" dell'economia.

    Chicago, sarebbe magari una ridente e amena cittadina degli States... se non fosse per quella congrega di debosciati che vi prese dimora (e dimora tuttora...).

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  2. Secondo me la soluzione è:
    primarie per scegliere il candidato (ad es. il senatore) e collegio uninominale per farlo eleggere.
    Il parlamento di ora è troppo imbarazzante per essere vero. Meglio 10 Trota eletti che un Razzi o uno Scilipoti. Almeno così la gente non può scaricare la colpa sul proprio partito...

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  3. Io fra poco c'ho un esame di Processi Psicologici Basilari.
    Nel capitolo sul ragionamento ripete migliaia di volte che in moltissimi casi gli umani prendono decisioni irrazionali.
    Quindi se la teoria liberista si basa sulla razionalità umana crolla in partenza...

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  4. pensano che il consumatore o l'elettore scelgano sempre il meglio...

    anche senza tirare in ballo la razionalità (che pure ha molto peso per i liberisti) non ci vuole molto per capire che non è affatto detto che si votino i migliori

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    1. qui faccio più un intervento da "pericle". Già in epoca ellenica ci si pose il problema, agli albori della tecnica retorica, che il migliore da solo non si afferma. E quello fu un bel problema! Nacque soprattutto in Magna Grecia, in Sicilia, in cui le polis avevano la tendenza a cadere sotto il governo di tiranni; essendo greci stizziti da ogni governo di uno solo, di tanto in tanto rovesciavano questi tiranni, e li sottoponevano a processo. Il fatto è che a volte gli ex tiranni riuscivano a difendersi bene, perché avocavano per sé il fatto che quando loro erano al potere, non infrangevano alcuna legge (le potevano plagiare)... erano l'equivalente di processi politici per capire.
      E a volte vincevano loro... da cui nacque l'esigenza di scrivere (per chi avesse dovuto legge in tribunale), i vari pistolotti di accusa (anche politica).
      Nacque la retorica. Venne poi portata in madrepatria e da lì fu un crescendo. Si saldò nettamente ai concetti di democrazia e satira, costituendo un tridente impareggiabile.
      Nacquero poi tutte le varie correnti, fino al sofismo, odiatissimo, per la sua tendenza a parlare per il solo fine di parlare... argomentavano su alcune cose, e poi le smontavano, provocando incazzature tremende (vedi trattamento dei beceri romani ai sofisti, finito con sassate). Abbiamo poi Socrate, Platone e infine è Aristotele che fa da paciere tra chi odiava i sofisti (Platone in particolare, aveva il suo metodo di dialogo) e chi pensava che in fondo la retorica fosse necessaria. Aristotele, dicevo, fa da "centrista" tra queste due visioni e dice che in alcuni contesti la retorica ci sta anche bene! Per semplificare, la retorica va bene per tutti quei contesti in cui la verità non è immediatamente evidente.
      Vi tralascio poi le analogie che questo approccio ha con il metodo scientifico ;)

      Il problema di fondo era sempre lo stesso: il migliore, per quanto bello, per quanto bravo, non è detto che si affermi. Triste realtà, ma è così da 2500 anni e, come mi venne in mente alla lezione di retorica e argomentazione che vi ho sintetizzato, per evitare questo stato di cose, dobbiamo aspettare di evolverci e divenire telepatici.

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  5. chi ci garantisce che gli elettori scelgano sempre il migliore, il più competente, il più onesto o il più serio?

    nessuno, ma preferisci una dittatura (personale o "tecnica") dove qualcuno si arroga il diritto di decidere al posto tuo?
    Anche ammesso che costui/costoro voglia/no il tuo bene (che non è credibile) chi ci garantisce che costui/costoro faccia/no sempre la scelta + giusta, + onesta, + competente?
    nessuno, idem come sopra.

    Per me ha conseguenze + gravi che Monti svolga bene il suo lavoro (facendo il bene di chi l'ha scelto, voluto e nominato) piuttosto che i modesti danni che può fare un deficente come il Trota.

    Riguardo quelli che "hanno la capacità di divertire"
    c'è molto vero e poco da ridere in quel che dice.
    Per me Grillo al 90% ha ragione, al 10% prende cantonate. Comunque lo considero un movimento buono solo per la protesta. Non credo che abbiano le capaicità e la preparazione per governare.

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  6. e soprattutto come sapere chi è il migliore? è una scelta soggettiva

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  7. esatto, assolutamente d'accordo.
    Come nella vita di ogni giorno dobbiamo prendere delle decisioni. non sempre scegliamo quella migliore.
    è la gente che subisce nel bene e nel male le conseguenze del proprio voto. quindi è giusto che sia libera di scegliere e anche di sbagliare.
    nessun altro può decidere al posto nostro, nessuno dovrebbe imporci nulla dall'alto con la scusa che è per il nostro bene.
    la democrazia ha i suoi limiti ma la peggiore democrazia è preferibile alla migliore dittatura.

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