06 giugno 2015

Giavazzi sulla Grecia

Sul Corriere Francesco Giavazzi si occupa di Grecia per spiegare che l'Europa dovrebbe dare meno peso alla questione greca sia perchè i temi importanti di cui occuparsi sono (o sarebbero) altri, vale a dire i grandi scenari globali, le questioni che riguardano Cina, India o Turchia.

La Grecia per Giavazzi ha deciso di rifiutare l'efficienza e la modernità, spiega Giavazzi, rifiutando le misure che la trojka, che oggi non si chiama più così, vuole imporre ai greci per finanziarne il debito, che da anni la Grecia non può, avendo perso ogni credibilità ed essendo di fatto insolvente, finanziare sul mercato.

Giavazzi ha ragione? I greci devono cambiare atteggiamento, Tsipras e Varoufakis pretendono troppo?

Facciamo un salto indietro di 5 anni. Sul Corriere nel 2010 Giavazzi osservava che "Il vero problema della Grecia non è il debito, ma la mancanza di crescita. Se l’economia non riprende, per stabilizzare il debito serve una correzione dei conti pubblici enorme: circa 14 punti di Pil, al di là di ciò che qualunque governo possa fare".

In parole semplici: la Grecia deve crescere perchè i sacrifici imposti siano un pò meno drammatici.

Un economista serio a questo punto farebbe notare due cose: la prima è che la crescita invocata da Giavazzi non s'è vista. Anzi il PIL greco è diminuito e non di poco. Ciò nonostante -e questa è la seconda cosa da notare- i conti pubblici sono migliorati, tant'è vero che nelle trattative in corso si parla della misura dell'avanzo primario, vale a dire del saldo del bilancio (saldo positivo, quindi avanzo) al netto della spesa per interessi.

Già, perchè la Grecia ha un bilancio in pareggio, come pochi paesi europei virtuosi. I sacrifici hanno prodotto risultati. Alcuni molto negativi (PIL in calo, povertà e disoccupazione) ma almeno uno positivo: il bilancio è in pareggio.

Un economista serio dovrebbe spiegare che Tsipras ha le sue buone ragioni: se si costringe la Grecia a far crescere l'avanzo primario, si rischia di soffocare la crescita.

A differenza di cinque anni fa, Giavazzi non pare interessato a discutere di Grecia, se non per dire che è un paese dal PIL irrilevante rispetto al PIL dell'Europa e intenzionato a non modernizzarsi. La ragione è che cinque anni fa Giavazzi era preoccupato non della Grecia ma della Spagna.

Il geniale Giavazzi scriveva: "lavarsi le mani della Grecia, spingerla a abbandonare l'euro significa spostare l'attenzione sulla Spagna. A differenza della Grecia, la Spagna non è piccola".

Oggi la paura che la crisi del debito sovrano si estenda alla Spagna e magari all'Italia non esiste e quindi l'economista Giavazzi può tranquillamente sorvolare sulle questioni economiche che riguardano la Grecia, identificando le posizioni dell'ex trojka con la modernità e dimenticando di aver scritto: "Al vertice europeo della scorsa settimana, Silvio Berlusconi — che queste cose le capisce al volo e nutre anche un sano scetticismo verso la vanità di Bruxelles — ha chiesto che la gestione delle crisi nel Sud dell’Europa venga delegata al Fondo monetario internazionale. Diversamente dall’Europa, il Fondo ha gli strumenti e l’esperienza per intervenire, e negli anni ha anche imparato che alzare la voce non è una buona strategia".

Sarebbe utile che ci ritornasse, visto che qualche settimana fa il Fondo Monetario s'è defilato dalla questione greca, proprio come sta facendo lui.

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