13 maggio 2010

Conviene far fallire uno stato?

Cosa impedisce a uno stato di dichiarare fallimento (default) se i debiti sono eccessivi?

Una sola cosa è certa: lo stato che fallisce non trova facilmente credito sui mercati internazionali.
Non gli si può fare guerra, anche se in passato qualche nazione è stata invasa dal creditore, non si può obbligare il paese a pagare con la forza. Al massimo si può sequestrare qualche somma disponibile presso qualche conto estero.

Si può solo evitare di prestargli soldi. Così un paese potrebbe contare solo sull'eventuale credito concesso dai propri cittadini, molti dei quali, peraltro, scottati dal fallimento, non sottoscriverebbero i titoli di stato.

Perciò lo stato fallito può contare solo sulle proprie forze. Niente deficit per non fallire una seconda volta.

Detto così il fallimento pare una soluzione che gli stati non dovrebbero desiderare mai, perchè molti governi preferiscono indebitarsi un pò, spendere più di quanto chiedono ai cittadini. Ma non è detto che sia sempre vero così.

Immaginate uno stato con un forte debito pubblico. Il 120% del PIL. In presenza di un interesse del 4% paga interessi pari a quasi il 5% del PIL.

Ora immaginiamo che il deficit, tramite risparmi e maggiori imposte, sia il 5% del PIL. E' la cifra spesa in interessi.

A quel punto potrebbe scattare la tentazione di dichiarare fallimento: senza più debito e senza interessi da pagare lo stato avrebbe i conti in pareggio senza chiedere soldi ai cittadini.

Dopo qualche anno lo stato potrebbe riprendere a fare debiti, una volta riconquistata la fiducia internazionale, con il vantaggio di non avere più il peso del debito precedente.

Tutto ciò è possibile? Sì, lo è.

Ci sono naturalmente una serie di controindicazioni. Chi restasse con un pugno di carta in mano non solo sarebbe molto arrabbiato verso il governo, ma dovrebbe per forza ridurre i propri consumi. Poi si modificherebbe il comportamento dei cittadini e dei risparmiatori, anche di quelli non coinvolti dal fallimento. Avrebbero paura di nuove spiacevoli sorprese e preferirebbero mettere al sicuro i soldi all'estero.

Le entrate fiscali, perciò, diminuirebbero come anche l'occupazione e il prodotto per effetto del fallimento. La garanzia di pareggiare i conti eliminando il debito e la spesa per interessi sarebbe tutt'altro che certa.

Questo, insieme alle possibili reazioni negative al fallimento (gente in rivolta, come in Argentina) suggerisce che è più prudente rinunciare al fallimento e cercare una soluzione alternativa.

4 commenti:

  1. una domanda

    se uno contrae un mutuo ad esempio con una banca(Barclays) in caso di fallimento di uno stato se è pensionato statale che fa?

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  2. dipende... dipende dalla capacità dello stato fallito di pagare le pensioni.

    Per quanto riguarda il mutuo dipende da eventuali strane clausole che leghino il mutuo al fallimento dello stato

    Ma è assai improbabile che gli stati (fatta forse eccezione per la Grecia) falliscano

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  3. certo è molto difficile falliscano.. ma mai dire mai..

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  4. ovvio.

    I titoli delal Grecia sono distribuiti in mezzo mondo. Perchè fallisca occorrerebbe prima che i diversi stati interessati facessero un provvedimento per impedire che gli effetti negativi sulle banche si diffondano a macchia d'olio ad altre banche come successo col fallimento di Lehman, provocando una fuga generalizzata dei capitali

    Ma probabilmente la cura per prevenire costa + di quella per curare

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