09 marzo 2011

L'asino economico: l'amministratore delegato di Enel

Pare che la poltrona dell'amministratore delegato dell'Enel sia a rischio: Fulvio Conti potrebbe presto lasciare il posto a un uomo designato dalla Lega Nord. E così lui sembra trasformarsi nell'attore di uno spot a favore del nucleare, con previsioni a lungo termine che fanno sorridere.

Conti stamattina ha spiegato (allego in fondo le dichiarazioni riportate da msdowjones.it) che se tutto va bene (e c'è da dubitarlo) la prima centrale nucleare entrerà in funzione nel 2020. Enel punta a costruirne 4 in collaborazione con la francese EDF e, a fronte di una spesa di 18 miliardi, a creare 3500 posti di lavoro per ogni centrale. Il tutto poi con forti ricadute socio-economiche, sul clima (le centrali nucleari non producono CO2), sulla ricerca e lo sviluppo, ecc (l'intera dichiarazione la trovate in fondo).

Viene da ridere.

In Finlandia, a Olkiluoto (vedi qui), la centrale in costruzione, simile a quelle perviste in Italia, costerà il 50% in più del previsto (1,7 miliardi di euro in più rispetto ai 3,2 miliardi di euro stabiliti da contratto) ed ha un ritardo di 3 anni dopo 3 anni di lavoro. Possiamo dunque credere che si costruirà la prima centrale nucleare nel 2020 e con i costi preventivati?

E quali saranno le forti ricadute per l'Italia? Enel e il governo sembrano sparare cifre a caso sul ruolo del nucleare. Per il governo si punta a coprire il 25% del fabbisogno di energia elettrica, per l'Enel la metà.

Se ha ragione Enel e se -per ipotesi- l'energia nucleare costasse un terzo in meno della media delle altre forme energetiche, lo sconto sulle bollette sarebbe del 5%. Tra 15-20 anni, quando le centrali entreranno in funzione.

Dunque le dichiarazioni di Conti fanno sorridere. Chi conosce l'economia sa che è molto difficile fare previsioni a così lungo termine, specie in un settore come la produzione di energia elettrica in cui la tecnologia può cambiare tutto in poco tempo.

Nei prossimi 20 anni le centrali esistenti saranno modificate
, arriveranno nuove tecnologie che ridurranno i consumi di petrolio o carbone a parità di energia prodotta e si svilupperanno nuove tecnologie capaci di produrre energia in modi alternativi e più efficienti.

Quello di Conti sembra uno spot ingannevole, come quello sul forum nucleare di recente bocciato dal giurì di autodisciplina pubblicitaria (vedi qui), elaborato senza alcuna conoscenza dell'economia.




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"Sul nucleare non siamo fuori tempo massimo, i nostri tecnici stanno continuando a lavorare". Lo afferma l'a.d. di Enel, Fulvio Conti, parlando in audizione alla Camera.

"Se entro l'anno sara' completata la parte amministrativa e si riuscisse ad avere la piena funzionalita' dell'Agenzia per la sicurezza nucleare -spiega Conti- sara' ancora possibile avere la prima centrale entro il 2020, come previsto". Per rispettare l'obiettivo 2020, ha aggiunto Conti, "entro il prossimo anno dovrebbe partire il processo di richiesta delle autorizzazioni per i siti".

Quello che serve all'Italia, ha aggiunto ancora Conti, e' un mix bilanciato di fonti, con "un po' di nucleare. Il Governo dice il 25%, noi con EdF ci prefiggiamo il 12,5%, ma se riusciremo a fare di piu', sara' anche meglio. Quello che serve e' avere la certezza sui tempi, il riconoscimento degli stranded cost - per cui se cambia il Governo e si decide che il nucleare non si fa piu' c'e' bisogno di qualcun altro che paghi per questo, perche' nel frattempo noi abbiamo fatto gli investimenti - e quindi una logica di lungo termine".

Sul fronte dei costi, Conti ha ricordato che per la prima unita' serviranno 5 miliardi di euro, per la seconda 4,7 mld, per la terza 4,3 mld e per la quarta 4 mld, per un totale di 18 miliardi di euro. Ogni unita' prevede ricadute occupazionali per circa 3.500 persone. Uscire dal nucleare fu "un errore strategico, politico ed economico con tragiche e costose conseguenze"; il ritorno al nucleare, invece, porta al sistema Paese "notevoli ricadute socio-economiche", in termini di competitivita', sicurezza degli approvvigionamenti e lotta al cambiamento climatico, oltre a dare "un forte impulso per l'occupazione, la formazione specialistica e l'universita'".

Conti ha inoltre fatto il punto sul contributo dato all'Italia dall'Enel: nel periodo 1999-2010 Enel ha dato un contributo quantificato in 180 miliardi di euro per lo sviluppo del sistema Paese. Il manager ha fatto riferimento, fra l'altro, ai 34 miliardi di dividendi distribuiti, agli oltre 28 miliardi fra imposte sul reddito e contributi previdenziali e ai circa 33 mld derivanti dalla privatizzazione dell'Enel.

Fulvio Conti ha poi evidenziato la crescita dell'azienda, spiegando che "ci siamo indebitati il giusto per consentire lo sviluppo". Enel ha "usato la leva del debito come e' giusto che sia quando si fanno operazioni di trasformazione di questo tipo e abbiamo anche usato la leva propria con l'aumento di capitale che e' stato un grande successo per consentire che le dimensioni dell'azienda venissero piu' che raddoppiate. Abbiamo un rapporto fra debito ed Ebitda di 2,6 volte, al di sotto di aziende piu' celebrate, che hanno invece performance peggiori delle nostre"

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