04 gennaio 2012

Il crollo di Unicredit e i libici


Perché il valore delle azioni Unicredit oggi è sceso di oltre il 14%, dopo che s'è riunito il consiglio di amministrazione per decidere le modalità dell'aumento di capitale, previsto da mesi?

Facciamo un passo indietro. Il titolo Unicredit valeva, qualche mese fa, tra 65 centesimi e poco più di un euro, dopo aver raggiunto, alcuni anni fa, un valore superiore ai 6 euro. In pratica ha perso in pochi anni tra il 75% e il 90% del valore, anche se il prezzo delle azioni di qualche anno fa era esagerato.

Nell'ultima parte del 2011 l'annuncio di perdite elevate, in seguito alla svalutazione di alcune partecipate, e la necessità di aumentare il capitale ha spinto il titolo fino a circa 65 centesimi.

Il 27 dicembre poi c'è stato il raggruppamento delle azioni: si sono sostituite 10 azioni vecchie con 1 nuova. Il prezzo di conseguenza s'è decuplicato: da 69 centesimi circa a 6,9. Ma il valore delle azioni Unicredit non è rimasto fermo: è sceso prima a circa 6,3 euro e oggi a 5,41 euro l'una, con un impressionante -14%.

La ragione è presto detta: si chiede a chi possiede un'azione di comprarne altre 2 al prezzo di 1,943 euro ciascuna. Chi non ha intenzione di sottoscrivere l'aumento di capitale, fa meglio a vendere le proprie azioni. Per questo motivo il prezzo è crollato di oltre il 14% in un solo giorno.

Gli azionisti che contano, invece, come le fondazioni bancarie, hanno deciso di aderire all'aumento del capitale. Nei comunicati di Unicredit non c'è traccia dei libici, che possiedono una quota rilevante della banca. Le azioni non sottoscritte saranno acquistate da un consorzio di una ventina di banche internazionali che forse ridisegneranno gli equilibri del potere nella banca italiana, a scapito di chi, piccoli azionisti compresi, non è intenzionato a sottoscrivere l'aumento di capitale e non ha ancora ceduto le proprie azioni.

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