No, non parliamo del polemico Vittorio Sgarbi e neppure di Silvio Berlusconi ma di Elisabetta Sgarbi e di Marina Berlusconi, la prima fino a qualche giorno fa direttrice editoriale della casa editrice Bompiani, la seconda a capo della più grande casa editrice italiana, la Mondadori.
Mondadori che ha recentemente acquistato la Rizzoli Libri che comprende diverse case editrici, tra cui Bompiani, che ha sempre pubblicato tra gli altri i libri di Umberto Eco.
Da qualche anno il gruppo Rizzoli non naviga in buone acque e così, con il suggerimento delle banche che volevano la riduzione del debito, ha deciso di vendere la divisione libri. E' stato raggiunto un accordo e quasi tutti i marchi posseduti da Rizzoli sono finiti in Mondadori.
La vendita ha però suscitato molti mal di pancia. Mondadori infatti appartiene al proprietario di Mediaset, Silvio Berlusconi, persona per tanti motivi poco amata da molti intellettuali. A suo tempo Berlusconi divenne prorietario di Mondadori con metodi poco leciti e per questo è stato condannato a risarcire un danno di oltre 500 milioni a De Benedetti.
Tuttavia, piaccia o no, Berlusconi o meglio Mondadori ha il merito di aver salvato marchi importanti, come Einaudi, finito nel gruppo Mondadori dopo essere passato dal tribunale fallimentare.
Gli intellettuali spavaentati da Mondadori ovvero dal suo proprietario hanno deciso di cambiare editore. Elisabetta Sgarbi è diventata la portavoce del malcontento, ha lasciato Bompiani e fondato una nuova casa editrice, la Nave di Teseo, che raccoglie molti autori che non avrebbero voluto la cessione di Rizzoli e temono di essere meno liberi con un editore appartiene alla famiglia Berlusconi.
Marina Berlusconi a sua volta s'è mostrata indignata per le considerazioni su Mondadori da parte di importanti intellettuali e ricorda, come hanno fatto altri dirigenti di Mondadori nei mesi scorsi, l'importanza di far quadrare i conti sia che l'azienda venda libri sia che venda detersivi.
Chi ha ragione?
A mio avviso entrambe. L'intellettuale vuole libertà, ha paura dei vincoli che gli può imporre l'editore. L'editore guarda i conti dell'impresa, preferisce pubblicare i libri che vendono, non è disposto a buttare i suoi soldi per la gloria altrui.
Ma se l'editore si chiama Berlusconi c'è un'aggravante: l'infinito numero di scelte -personali, politiche, imprenditoriali- che agli intellettuali non sono mai andate giù, e hanno reso impresentabile un importante gruppo editoriale italiano.
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