28 marzo 2020

Niente dividendi

Quante volte abbiamo sentito dire che non si dovrebbero salvare le banche?

Non ci sono i banchieri, come succedeva una volta, proprietari di banche a cui far pagare gli errori. Ci sono invece gli azionisti, alcuni piccoli, alcuni più grandi, fondi di investimento e fondazioni bancarie che usano i dividendi per aiutare la cultura e per il sociale. 

La crisi ha fatto scendere i prezzi delle azioni in maniera rilevante. 

Un'azione Unicredit, ad esempio, che valeva oltre 14 euro a metà febbraio è scesa a meno di 7 euro nei giorni scorsi, per poi risalire verso gli 8 registrati oggi (7,86 come indica il sito di Borsa italiana). Un'azione di Intesa San Paolo è invece passata da 2,60 euro a 1,56 di oggi.

Valori che non faranno piacere agli azionisti ma che erano molto interessanti se rapportati ai dividendi previsti per i prossimi mesi. Unicredit prometteva 63 centesimi lordi per azione, 46,6 centesimi tenuto conto dell'imposta del 26%, che rapportati ai 7.86 di oggi fa quasi il 6% netto. Tanto in un'epoca di interessi vicini allo zero. 

Lo stesso si può dire di Intesa che avrebbe dovuto versare 19,2 centesimi lordi, ovvero 14,2 centesimi netti ad azione (che vale, oggi, 1.56), quindi oltre il 9%, percentuale da BOT di parecchi anni fa.

Ora tutto questo potrebbe non accadere più. La BCE e la Banca d'Italia come altre istituzioni finanziarie di alcuni paesi europei, hanno consigliato di non distribuire dividendi almeno fino a ottobre e di non realizzare operazioni sul capitale. Scelta che vale, per Intesa San Paolo e Unicredit, circa 5 miliardi lordi.

E' una scelta ottima perchè è possibile che nei prossimi anni la crisi innescata dal coronavirus produca perdite per le banche sotto forma soprattutto di crediti inesigibili. Chiedere agli azionisti di fare un aumento di capitale per coprire le perdite sarebbe rischioso. Meglio non distribuire utili e tenere i soldi per il futuro, che in questo momento è più incerto che mai. 

Il solo rischio è che il prezzo delle azioni scenda ancora favorendo gli speculatori. Ma acquistare azioni significa correre rischi.


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