Un tempo, quando non esisteva internet (e qualche dinosauro brucava nella pianura padana) della borsa si parlava sui giornali o, al massimo, in tv. Un aumento dello 0,5% in un giorno era sottolineato da un titolo che segnalava il forte aumento.
Oggi un'azione può aumentare o diminuire della stessa percentuale in pochi minuti e non stupisce più osservare indici di borsa che aumentano o diminuiscono in una sola seduta del 2-3%.
Almeno questa è la mia sensazione.
Ho provato a cercare conferme, prendendo i dati dell'indice FTSE/MIB sul sito di Yahoo, sezione finanza, dove ci sono i dati di molti anni. Valore di apertura, di chiusura, massimo e minimo per ogni giorno.
Ho scaricato i valori dell'indice dell'ultimo anno (il periodo agosto 2010-agosto 2009 esclude il periodo più caldo della crisi di borsa) e quelli di un anno a cavallo tra il 2003 e il 2004.
Quindi ho calcolato un sia pur approssimativo indicatore di variazione dei dati calcolato come variazione percentuale tra il valore minimo e il valore massimo dell'indice.
Facciamo un esempio: se il massimo in un dato giorno è 20.150 e il minimo è 20.050, l'indicatore calcolato è (20150-20050)/20050 = 0,49%. Significa che se un ipotetico investitore avesse comprato le azioni che compongono l'indice nel momento del minimo giornaliero e le avesse vendute al momento del massimo giornaliero, avrebbe ottenuto un guadagno dello 0,49%.
Ottenute le percentuali giorno per giorno riferite a due periodi (l'ultimo anno, agosto 2010-agosto 2009 e il periodo agosto 2003-agosto 2004), ho calcolato una media, scoprendo che la variazione tra minimo e massimo in 6 anni è più che raddoppiata, passando da poco più dell'1% giornaliero a oltre il 2% giornaliero.
Vuol dire che se un ipotetico investitore in un giorno "medio" investisse una certa somma nel paniere che compone il FTSE, comprando al minimo di giornata e vendendo al massimo, sei anni fa avrebbe guadagnato in media l'1%. Oggi guadagnerebbe il 2%.
La differenza è enorme.
Supponiamo che il nostro ipotetico investitore investa non solo un certo capitale ma anche i profitti via via ottenuti. Con un guadagno dell'1% al giorno, dopo un anno avrebbe moltiplicato quasi per 15 la somma investita. Ma col 2%, dopo un anno avrebbe moltiplicato per più di 200 volte la somma investita!
Le montagne russe, i saliscendi della borsa sono cosa normale, ma oggi, rispetto a sei anni fa, si sale e si scende molto di più.
Come si spiega la maggiore variabilità della borsa?
Sono certamente aumentate la speculazione e l'incertezza: non si investe più per guadagnare a distanza di mesi o anni ma si è pronti a vendere e ricomprare a prezzi più bassi, come testimonia la vicenda della Fondazione CRT (vedi qui) che ottiene i risultati migliori nell'anno più difficile per l'economia.
E' aumentata la mobilità dei capitali: un giorno si investe in Italia, il giorno dopo si vendono le azioni e si spostano i capitali su un'altra borsa alla ricerca di una nuova buona occasione di guadagno. Se si teme che un'azione possa calare, si vende.
E c'entra pure internet: un tempo chi comprava azioni doveva passare attraverso una banca o un operatore specializzato, a cui comunicare gli ordini per telefono. Oggi ci pensano le vendite on-line e in molti acquistano e vendono azioni dal computer dell'ufficio.
Ma la variabilità della borsa aumentata è positiva o negativa per l'economia?
A mio avviso è negativa. Lo abbiamo visto a in occasione del fallimento di Lehman Brothers: mentre qualche ultra-liberista brindava (vedi qui), l'economia reale è uscita a pezzi da un aumento improvviso dell'incertezza e dal crollo dei valori di borsa, mentre la ripresa di fiducia è lento.
Se il rendimento di un'azione diventa più imprevedibile, se aumenta il rischio di subire perdite, chi possiede le azioni si affiderà di meno ai possibili guadagni per finanziare i consumi o per garantire i debiti con cui finanziare gli investimenti.
Una borsa che varia troppo rischia dunque di essere una palla al piede per la ripresa economica, utile solo a offrire buone occasioni di guadagno a chi specula giorno per giorno.
PS Questo Un articolo su Repubblica integra quanto scritto.
Mi piace molto l'idea di un'indice di variabilità. Sono un po' perplesso però: perché hai scelto di rapportare il differenziale tra minimo e massimo al minimo, anziché al massimo? Minimi molto bassi farebbero salire l'indice più rapidamente di massimi molto alti (ma tant'é). Si potrebbe al limite pensare a un indice un po' artificioso ma più stabile, con (Vmax - Vmin)/(Vmax+Vmin) . Comunque: l'impressione che ho è che si ha un indice indiretto del flusso di denaro nel sistema (ipotizzando che altri fattori siano stabili). Di conseguenza, potrebbe sembrare a prima vista interpretabile all'opposto: l'aumento di "incertezza" dimostra in realtà aumento di flusso di denaro (a prescindere dalla direzione di esso), cosa buona per i liberisti sfrenati. E invece sospetto che, per differenziali troppo grandi, il sistema non riesca a recuperare sufficiente "liquidità" successiva (come se si creassero delle sacche). Stai misurando la "pressione" del sistema :) sarebbe interessante studiare le oscillazioni più finemente. Ottimo articolo, comunque :D
RispondiElimina[chiedo perdono se scrivo grossolane imprecisioni in materia economica, la mia è una suggestione indotta dai numeri ]
immaginando un ipotetico investitore che compra al minimo e vende al massimo è ovvio che devi rapportare la differenza al minimo per calcolare la % di guadagno
RispondiEliminacomunque non credo che cambierebbe nulla rapportando la differenza tra il valore massimo e il minimo al massimo invece che al minimo...
RispondiEliminapuoi provare. I dati li ho scaricati facilmente su un foglio elettronico (quello di Open Office) che ho usato per fare i conti
Va bene, ma poi nel post ragioni in termini di variabilità. Al contrario, se dividi per il valore massimo, immaginando un ipotetico investitore che compra al massimo e rivende al minimo (poveretto), calcoli così la % di perdita.
RispondiEliminaIl problema è che come indici di variabilità pura sono falsati. Meglio allora usare solo la differenza tra massimo e minimo, senza rapportare a nulla.
si possono calcolare le variazioni assolute, ma sarebbe errato perchè l'indice oggi è attorno a 20.000 punti e quindi un punto % di variazione equivale a 200 punti, mentre 6 anni fa eravamo sui 28000 punti e quindi un punto % valeva quasi 300 punti
RispondiEliminase un investitore comprasse al massimo e vendesse al minimo per calcolare la % di perdita dovresti rapportare la variazione assoluta al massimo... cioè al valore di acquisto
"si possono calcolare le variazioni assolute, ma sarebbe errato perchè l'indice oggi è attorno a 20.000 punti e quindi un punto % di variazione equivale a 200 punti, mentre 6 anni fa eravamo sui 28000 punti e quindi un punto % valeva quasi 300 punti"
RispondiEliminagrazie, molto chiaro, ho capito :)
"se un investitore comprasse al massimo e vendesse al minimo per calcolare la % di perdita dovresti rapportare la variazione assoluta al massimo... cioè al valore di acquisto "
Esatto. Ma noi non dobbiamo interessarci del singolo investitore, nella nostra analisi, piuttosto di una popolazione di investitori. Alcuni avranno guadagnato, altri avranno perso. Noi non possiamo saperlo, ovviamente. I valori massimi e minimi non sappiamo quando si sono verificati durate la giornata di borsa, né per quanto tempo, né quale dei due valori è comparso prima. Sappiamo solo che quelli sono il picco massimo e il minimo. Perciò dovremmo trovare un modo per misurare in percentuale la variabilità contenendo l'errore. (Vmax-Vmin)/(Vmax+Vmin) potrebbe funzionare, forse (non so quantificare l'errore se si usa Vmin, non credo sia molto). Oppure calcolarli entrambi (sia fratto Vmax sia Vmin)
(e grazie per la pazienza :))
il guadagno potenziale serviva solo per dare un'idea di cosa vuol dire una maggiore variabilità
RispondiEliminaun pò come dire che se il tempo cambia e aumenta la differenza tra temperatura massima e minima devi cambiare il tipo di abbigliamento
nel frattempo è uscito questo articolo interessante
http://www.repubblica.it/economia/2010/08/23/news/2010_fuga_da_wall_street_gi_scomparsi_33_miliardi-6443153/?ref=HREC1-6