21 agosto 2010

La borsa: una misura della crescente incertezza

Un tempo, quando non esisteva internet (e qualche dinosauro brucava nella pianura padana) della borsa si parlava sui giornali o, al massimo, in tv. Un aumento dello 0,5% in un giorno era sottolineato da un titolo che segnalava il forte aumento.

Oggi un'azione può aumentare o diminuire della stessa percentuale in pochi minuti e non stupisce più osservare indici di borsa che aumentano o diminuiscono in una sola seduta del 2-3%.

Almeno questa è la mia sensazione.
Ho provato a cercare conferme, prendendo i dati dell'indice FTSE/MIB sul sito di Yahoo, sezione finanza, dove ci sono i dati di molti anni. Valore di apertura, di chiusura, massimo e minimo per ogni giorno.

Ho scaricato i valori dell'indice dell'ultimo anno (il periodo agosto 2010-agosto 2009 esclude il periodo più caldo della crisi di borsa) e quelli di un anno a cavallo tra il 2003 e il 2004.

Quindi ho calcolato un sia pur approssimativo indicatore di variazione dei dati calcolato come variazione percentuale tra il valore minimo e il valore massimo dell'indice.

Facciamo un esempio: se il massimo in un dato giorno è 20.150 e il minimo è 20.050, l'indicatore calcolato è (20150-20050)/20050 = 0,49%. Significa che se un ipotetico investitore avesse comprato le azioni che compongono l'indice nel momento del minimo giornaliero e le avesse vendute al momento del massimo giornaliero, avrebbe ottenuto un guadagno dello 0,49%.

Ottenute le percentuali giorno per giorno riferite a due periodi (l'ultimo anno, agosto 2010-agosto 2009 e il periodo agosto 2003-agosto 2004), ho calcolato una media, scoprendo che la variazione tra minimo e massimo in 6 anni è più che raddoppiata, passando da poco più dell'1% giornaliero a oltre il 2% giornaliero.

Vuol dire che se un ipotetico investitore in un giorno "medio" investisse una certa somma nel paniere che compone il FTSE, comprando al minimo di giornata e vendendo al massimo, sei anni fa avrebbe guadagnato in media l'1%. Oggi guadagnerebbe il 2%.

La differenza è enorme.

Supponiamo che il nostro ipotetico investitore investa non solo un certo capitale ma anche i profitti via via ottenuti. Con un guadagno dell'1% al giorno, dopo un anno avrebbe moltiplicato quasi per 15 la somma investita. Ma col 2%, dopo un anno avrebbe moltiplicato per più di 200 volte la somma investita!

Le montagne russe, i saliscendi della borsa sono cosa normale, ma oggi, rispetto a sei anni fa, si sale e si scende molto di più.

Come si spiega la maggiore variabilità della borsa?

Sono certamente aumentate la speculazione e l'incertezza: non si investe più per guadagnare a distanza di mesi o anni ma si è pronti a vendere e ricomprare a prezzi più bassi, come testimonia la vicenda della Fondazione CRT (vedi qui) che ottiene i risultati migliori nell'anno più difficile per l'economia.
E' aumentata la mobilità dei capitali: un giorno si investe in Italia, il giorno dopo si vendono le azioni e si spostano i capitali su un'altra borsa alla ricerca di una nuova buona occasione di guadagno. Se si teme che un'azione possa calare, si vende.

E c'entra pure internet: un tempo chi comprava azioni doveva passare attraverso una banca o un operatore specializzato, a cui comunicare gli ordini per telefono. Oggi ci pensano le vendite on-line e in molti acquistano e vendono azioni dal computer dell'ufficio.

Ma la variabilità della borsa aumentata è positiva o negativa per l'economia?

A mio avviso è negativa. Lo abbiamo visto a in occasione del fallimento di Lehman Brothers: mentre qualche ultra-liberista brindava (vedi qui), l'economia reale è uscita a pezzi da un aumento improvviso dell'incertezza e dal crollo dei valori di borsa, mentre la ripresa di fiducia è lento.

Se il rendimento di un'azione diventa più imprevedibile, se aumenta il rischio di subire perdite, chi possiede le azioni si affiderà di meno ai possibili guadagni per finanziare i consumi o per garantire i debiti con cui finanziare gli investimenti.

Una borsa che varia troppo rischia dunque di essere una palla al piede per la ripresa economica, utile solo a offrire buone occasioni di guadagno a chi specula giorno per giorno.

PS Questo Un articolo su Repubblica integra quanto scritto.

7 commenti:

  1. Mi piace molto l'idea di un'indice di variabilità. Sono un po' perplesso però: perché hai scelto di rapportare il differenziale tra minimo e massimo al minimo, anziché al massimo? Minimi molto bassi farebbero salire l'indice più rapidamente di massimi molto alti (ma tant'é). Si potrebbe al limite pensare a un indice un po' artificioso ma più stabile, con (Vmax - Vmin)/(Vmax+Vmin) . Comunque: l'impressione che ho è che si ha un indice indiretto del flusso di denaro nel sistema (ipotizzando che altri fattori siano stabili). Di conseguenza, potrebbe sembrare a prima vista interpretabile all'opposto: l'aumento di "incertezza" dimostra in realtà aumento di flusso di denaro (a prescindere dalla direzione di esso), cosa buona per i liberisti sfrenati. E invece sospetto che, per differenziali troppo grandi, il sistema non riesca a recuperare sufficiente "liquidità" successiva (come se si creassero delle sacche). Stai misurando la "pressione" del sistema :) sarebbe interessante studiare le oscillazioni più finemente. Ottimo articolo, comunque :D

    [chiedo perdono se scrivo grossolane imprecisioni in materia economica, la mia è una suggestione indotta dai numeri ]

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  2. immaginando un ipotetico investitore che compra al minimo e vende al massimo è ovvio che devi rapportare la differenza al minimo per calcolare la % di guadagno

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  3. comunque non credo che cambierebbe nulla rapportando la differenza tra il valore massimo e il minimo al massimo invece che al minimo...

    puoi provare. I dati li ho scaricati facilmente su un foglio elettronico (quello di Open Office) che ho usato per fare i conti

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  4. Va bene, ma poi nel post ragioni in termini di variabilità. Al contrario, se dividi per il valore massimo, immaginando un ipotetico investitore che compra al massimo e rivende al minimo (poveretto), calcoli così la % di perdita.
    Il problema è che come indici di variabilità pura sono falsati. Meglio allora usare solo la differenza tra massimo e minimo, senza rapportare a nulla.

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  5. si possono calcolare le variazioni assolute, ma sarebbe errato perchè l'indice oggi è attorno a 20.000 punti e quindi un punto % di variazione equivale a 200 punti, mentre 6 anni fa eravamo sui 28000 punti e quindi un punto % valeva quasi 300 punti

    se un investitore comprasse al massimo e vendesse al minimo per calcolare la % di perdita dovresti rapportare la variazione assoluta al massimo... cioè al valore di acquisto

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  6. "si possono calcolare le variazioni assolute, ma sarebbe errato perchè l'indice oggi è attorno a 20.000 punti e quindi un punto % di variazione equivale a 200 punti, mentre 6 anni fa eravamo sui 28000 punti e quindi un punto % valeva quasi 300 punti"

    grazie, molto chiaro, ho capito :)

    "se un investitore comprasse al massimo e vendesse al minimo per calcolare la % di perdita dovresti rapportare la variazione assoluta al massimo... cioè al valore di acquisto "

    Esatto. Ma noi non dobbiamo interessarci del singolo investitore, nella nostra analisi, piuttosto di una popolazione di investitori. Alcuni avranno guadagnato, altri avranno perso. Noi non possiamo saperlo, ovviamente. I valori massimi e minimi non sappiamo quando si sono verificati durate la giornata di borsa, né per quanto tempo, né quale dei due valori è comparso prima. Sappiamo solo che quelli sono il picco massimo e il minimo. Perciò dovremmo trovare un modo per misurare in percentuale la variabilità contenendo l'errore. (Vmax-Vmin)/(Vmax+Vmin) potrebbe funzionare, forse (non so quantificare l'errore se si usa Vmin, non credo sia molto). Oppure calcolarli entrambi (sia fratto Vmax sia Vmin)

    (e grazie per la pazienza :))

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  7. il guadagno potenziale serviva solo per dare un'idea di cosa vuol dire una maggiore variabilità

    un pò come dire che se il tempo cambia e aumenta la differenza tra temperatura massima e minima devi cambiare il tipo di abbigliamento

    nel frattempo è uscito questo articolo interessante

    http://www.repubblica.it/economia/2010/08/23/news/2010_fuga_da_wall_street_gi_scomparsi_33_miliardi-6443153/?ref=HREC1-6

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