03 febbraio 2011
La tassa patrimoniale
Intanto che dal governo si elucubrano fantasie sul federalismo qualcuno prova ad evocare la spada di Damocle di una tassa patrimoniale.
Ma che cos’è una tassa patrimoniale?
Per rispondere bisogna fare un passo indietro e capire cosa viene tassato nel sistema italiano.
In Italia le imposte più grandi, cioè IVA, IRE, IRAP e IRES, tassano dei flussi: reddito, valore aggiunto o capacità di produzione.
Detto in parole povere se al 1.1.2010 avevo 100, poi nel corso dell’anno ho prodotto 50, verrà tassato solo la produzione di reddito di 50, (diciamo 25…), in modo che alla fine dell’anno avrò 100 + 25 = 125.
Ho quindi tassato un flusso, non il patrimonio.
La stessa cosa accadrà nel 2011 con il nuovo flusso di reddito. Si può fare un esempio con i soldi in banca: vengono tassati gli interessi attivi (al 27%), ma non i soldi sul conto che producono tali interessi.
Se invece decido di introdurre una tassa patrimoniale il governo tasserà i patrimoni. Quindi, ad esempio, se al 1.1.2010 avevo un conto in banca di 100.000 Euro, oppure, per generalizzare, dei beni mobili o immobili pari a tale cifra, verrà tassato il patrimonio.
E gli interessi una volta introdotta tale tassa?
Probabilmente, visto che il fine è racimolare soldi, nulla cambierà.
Quindi alla fine verranno tassati gli interessi e il patrimonio.
Ricordo che nel nostro ordinamento esistono già tasse patrimoniali: l’ICI è una patrimoniale sulla casa. L’IMU sulle seconde case sarà una patrimoniale.
Ma quali saranno gli effetti di un’introduzione di una patrimoniale?
Le tasse patrimoniali, per loro natura, si prestano molto bene a tassare i beni immobili, in quanto impossibili da spostare, quindi terreni o case, provocando comunque effetti discorsivi sugli affitti e sull’inflazione: infatti gli affitti saliranno tanto più è alta la patrimoniale, tramutandosi alla fine in inflazione netta.
Discorso diverso quando si tenta di tassare i beni mobili. Appena ci si inoltra si incontrano delle difficoltà formidabili.
Non presenterebbe alcuna difficoltà tassare i conti correnti, magari con una tassa sulla giacenza media. Impopolare, ma possibile.
Tecnicamente è possibile tassare tutti gli investimenti fatti in Italia, infatti basterebbe imporre all’intermediario finanziario di fungere da sostituto d’imposta. Ma per investimenti finanziari si intende dal fondo pensione al BOT al derivato.
Se si introduce una patrimoniale sui titoli chi li comprerebbe più? Chi comprerebbe titoli di stato sapendo che sarebbero gravati da una patrimoniale? Quindi lo stato dovrebbe offrire tassi più alti per venderli, quindi pagare interessi più alti, interessi che neutralizzerebbero gli introiti della patrimoniale. Ad eccezione del caso di titoli comprati all’estero. Ma come sappiamo oltre la metà dei titoli italiani sono di proprietà degli italiani stessi.
Effetti peggiori ci sarebbero su ogni tipo di investimento: nessuno investirebbe più in Italia, volendo investire ci si dovrebbe rivolgere a investitori stranieri.
Poi ci sono i patrimoni costituiti da quote societarie. Se io possiedo il 20% della Fiat, non ho soldi liquidi, ma la mia partecipazione vale moltissimo. Si, ma moltissimo quanto?
Quanto vale una quota di società? Se per le quotate il valore lo dovrebbe (il condizionale è d’obbligo…) dare il mercato, per le altre, che sono il 99,99% del totale chi le valuta? Ricordo che si può fare una srl con capitale sociale di 10.000 € che fattura anche 100 milioni all’anno. E il valore di tale società NON è quello del capitale sociale, ma serve una perizia apposita che stabilisca il valore, in media ogni 3 mesi.
Infine veniamo a tutti gli altri beni mobili: le cose. Si, perché se possiedo un Van Gogh, non ho soldi liquidi, ma se lo vendo invece ne avrò moltissimi. E lo stesso se possiedo dei gioielli, auto di lusso, metalli preziosi. Pensate al caso se compro una tonnellata di rame! E’ un patrimonio.
Se possiedo un mix di tutte le cose sopra, allora diventa evidente la difficoltà di stabilire valore definitivo e perché si è sempre rinunciato, ad eccezione degli immobili, a tassare i patrimoni. Inoltre i più ricchi trasferirebbero istantaneamente i loro patrimoni all’estero o prenderebbero la residenza all’estero e allora la tassazione diverrebbe talmente difficile e impopolare da renderne impraticabile l’applicazione.
Qui su "La Stampa" sono ben stigmatizzati alcuni problemi e alcune proposte. Altri commenti interessanti qui.
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