21 gennaio 2012

Qualcosa sulle liberalizzazioni


Dopo aver varato a dicembre una serie impressionante di imposte e qualche taglio per rimettere in sesto i conti pubblici, il governo Monti ha varato la fase due, quella delle liberalizzazioni, che come uno tsunami hanno travolto tutto e tutti, dai taxisti ai farmacisti passando per banche e gas.

Sul piano economico si tratta di una svolta che promette, secondo Monti, di far salire il PIL, l'occupazione e le retribuzioni, ma anche una necessità, visto che la crescita non può essere alimentata dalla spesa pubblica.

Si devono perciò aprire i mercati nei due modi previsti dagli economisti: riducendo o eliminando le barriere all'entrata e riducendo le rendite.

Le barriere all'entrata sono tutti quegli ostacoli, di natura regolamentare o economica, che rendono difficile entrare in un mercato e garantiscono una rendita, vale a dire un guadagno superiore a quello conseguibile in un mercato più aperto e concorrenziale.

Si capiscono così le resistenze di chi teme non solo di fare i conti con un reddito inferiore, ma anche di affrontare più elevati rischi d'impresa.

Ma aumentare la concorrenza non significa trasferire incassi e reddito da chi già opera su un mercato ai nuovi entrati, effetto in ogni caso non trascurabile per noi liberal se serve a distribuire meglio il reddito, ridurre le differenze e creare occupazione.

Significa anche che chi opera su un mercato deve cercare nuove strade per produrre rreddito. La sopravvivenza dell'impresa richiede di abbassare i prezzi, aumentare le merci vendute o i servizi offerti alla clientela e per questo gli economisti credono che liberalizzare faccia bene all'economia: chi compra paga di meno i prodotti esistenti e ne acquista una maggiore quantità, oltre a essere stimolato a acquistare nuovi beni e servizi.

Non sappiamo quali saranno, in concreto, la portata delle liberalizzazioni volute dal governo Monti, ma è lecito sperare se le liberalizzazioni funzioneranno diminuirà la tendenza a immaginare che i figli debbano svolgere il lavoro dei padri.

E' un vizio molto diffuso che forse spiega molti dei ritardi italiani. Chi, svolgendo un certo mestiere, pensa di spingere i figli a svolgere lo stesso mestiere, sarà ancora più propenso a respingere la concorrenza e i cambiamenti, mentre i figli, magari spinti controvoglia a seguire le orme dei genitori, sono meno stimolati a studiare, a innovare o a competere.

Dunque se anche le liberalizzazioni di Monti non produrranno gli effetti desiderati in termini di crescita del PIL, dell'occupazione o di reddito, almeno dovrebbero rimescolare un pò le carte sul piano sociale, rendendo meno probabile che il figlio dell'avvocato sia pure lui avvocato o che il figlio dell'operaio rinunci a priori a seguire le sue passioni, ben sapendo che, a causa di un'economia chiusa, difficilmente potrà trasformarle in un mestiere redditizio.

27 commenti:

  1. Mi hai tolto quasi le parole di bocca, Gian.
    Mi sembra affronti questo aspetto Michele Ainis nel libro LA CURA; secondo lui addirittura bisognerebbe incominciare "stabilendo una penalità per chi concorra a ottenere lo stesso lavoro dei propri genitori, il sorteggio al posto delle lottizzazioni, la rotazione delle cariche, l'ineleggibilità contro i conflitti d'interesse...". Un tantinello radicale, però comunque l'esigenza di avverte e allora non possiamo che sperare.

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  2. Le liberalizzazioni dietro le quinte: i farmacisti

    Vi svelo un po' di retroscena

    Per capire il motivo delle proteste bisogna capire le differenze tra le fasce di farmaci. Quelle in fascia "C" sono i farmaci che sono pagati al 100% dal paziente. Cioè il farmaco costa 20 Euro, io vado in farmacia, pago e il farmacista incassa 20 Euro.

    Per gli altri, quelli convenzionati con il SSN, le cose vanno diversamente.

    Quando li andiamo a comprare paghiamo o solo il tichet (5 o 6 Euro) o niente o solo una parte del costo a seconda della tipologia. Il resto del costo viene rimborsato dalla ASL al farmacista.

    Facciamo un esempio: se ho problemi al fegato e mi prescrivono l'interferone che costa 30 Euro a fiala e devo iniettarmela tutti i giorni (scatole da 4) e appartengo a una categoria esente, vado in farmacia con la ricetta, presento la tessera sanitaria, prendo le scatole e non pago nulla.
    Il farmacista, che ha comprato l'interferone pagandolo alla consegna, manda la mia ricetta alla ASL e chiede il rimborso.

    E qui cominciano i guai. I tempi di rimborso vanno da un anno in su, con punte di anche 3 anni perchè le ASL non hanno i soldi.

    Quindi potete immaginare i farmacisti per i quali è un disastro se gli si toglie l'unica vera fonte finanziaria.

    Hanno obiettato che liberalizzare va bene, ma per tutte le fasce: non è giusto liberalizzare solo la fascia "C".

    Ma liberalizzare tutto non si può, perchè è pericoloso e i rischi truffe al SSN sono altissime.
    Viceversa con poche farmacie sul territorio è molto più facile tenere sotto controllo la situazione.....

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  3. chissà se l'imperatore romano che impose il fenomeno delle "professioni coatte" avrebbe potuto immaginare che tale riforma potesse sopravvivere così a lungo...

    "; lo stato di abbandono e spopolamento di città e campagne, che costrinse inoltre molti imperatori ad apporre leggi che anticipavano il Medioevo (come l'obbligatorietà dei cittadini a svolgere il mestiere dei loro padri)"

    tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Impero_romano#Cause_interne

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  4. ah, mi pare che fino a poco tempo fa i figli dei farmacisti non laureati in farmacia potessero tenere le farmacie per una decade senza possedere altri titoli se non quelli genealogici... altro che casta.

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  5. l'assurdo non è che qualcuno tiene la farmacia, ma che un farmacista non può aprirne una..

    è vero quel che dice William, ma andrebbe risolto il problema dei pagamenti che è un problema anche per chi apre una nuova farmacia...non è un motivo per impedire l'apertura di nuove farmacie mentre le parafarmacie sono un'invenzione per aggirare la resistenza all'apertura di nuove farmacie e diventano una vera fregatura per i farmacisti xchè nelle parafarmacie non si vendono i prodotti rimborsati dal SSN e quindi come liquidità sono messi meglio della farmacia

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  6. adesso hanno abbassato da 2 anni a 6 mesi il periodo nel quale gli eredi possono mantenere la licenza dopo che non c'è + il farmacista...

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  7. si, assurdo è che un figlio di farmacista può tenere aperta l'attività senza laurea ed un neolaureato non può aprire niente pur con la certificazione delle competenze in tasca... se il figlio dì mi dà un farmaco a cui sono allergico perché non sa un belino di specifico, come la mettiamo?

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  8. ci vorrà sempre un farmacista.. così aggireranno la legge: vendi a un farmacista e poi ricompri..

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  9. Al di la degli approcci utilitaristici, io sono favorevole anche per ragioni di principio: sono un avvocato e non lavoro per lo Stato, quindi perché mai lo Stato deve decidere quanto vale la mia prestazione? E perché tale valore deve essere lo stesso per me e per gli altri avvocati, se io magari sono più competente, ho fatto dei master, ecc.?

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  10. sei sicuro che fosse lo stato a decidere le tariffe e non l'ordine degli avvocati?

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  11. L'ordine degli avvocati è un ente pubblico, in ogni caso le tariffe erano previste da un decreto ministeriale del Ministro della Giustizia, su proposta del Consiglio Nazionale Forense.

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  12. ovvio che lo stato partecipi alle decisioni, a tutela degli interessi pubblici, altrimenti ci sarebbe il rischio che un ordine professionale, scegliendo le tariffe che massimizzano gli interessi dei propri iscritti, finisca per escludere qualcuno dal servizio

    ma non vuol dire che le tariffe sono decise dallo stato

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    1. Beh, se le tariffe sono decise con Decreto Ministeriale direi proprio che è lo Stato a deciderle, se è una legge che stabilisce che ci devono essere tariffe fisse anche mi sembra che sia lo Stato, se a decidere la congruità della parcelle è l'ordine professionale, organismo di diritto pubblico emanazione dello Stato, beh, direi che lo Stato non partecipa, ma decide. Anche il CNF ,organo che emette il parere al Decreto, è peraltro un organo pubblico. E che le tariffe fisse siano poste a tutela di interessi pubblici è alquanto discutibile, visto che sono piene di voci francamente superlflue o che si ripetono addirittura, per cui si paga più volte per la medesima cosa. Inoltre se tutte le prestazioni hanno lo stesso prezzo, come si possono mettere seriamente in concorrenza gli avvocati? Se tutti gli avvocati della mia città, per attività simili, si fanno pagare la stessa parcella imposta dal tariffario, come si fa a valutare le loro prestazioni?

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    2. l'ente è un ente di autogestione.. non è fatto, mi pare, di funzionari pubblici

      la tutela dell'interesse pubblico si realizza con tariffe che non escludano chi non se le può permettere..o almeno non troppe persone

      altrimenti gli avv. potrebbero decidere una tariffa molto alta

      decreto? ovviamente occorre vedere quale peso ha chi lo firma

      concorrenza: si eliminano le tariffe proprio per favorire la concorrenza, che comunque non è solo sul prezzo delle prestazioni

      la prestazione si valuta anche e soprattutto in modo diverso dal prezzo

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  13. I consiglieri dell'ordine sono pubblici ufficiali, con le relative responsabilità, e il consiglio esercita poteri autoritativi stabiliti dalle leggi, quindi la sua natura di organismo statale non può essere messa in discussione.
    Tanto è vero che i dipendenti devono essere assunti con procedura concorsuale.
    E tanto è vero che i suoi atti regolamentari possono essere impugnati al TAR.
    Per coloro che non si possono permettere un avvocato esiste già il patrocinio a spese dello Stato, per il resto le tariffe non garantiscano una prestazione a prezzi bassi, ma al contrario, una causa in tribunale ti viene a costare facilmente 8-10.000 euro.
    Sicuramente il prezzo di una prestazione non è l'unico modo attraverso il quale valutare quella prestazione, ma deve essere legato al servizio che ti viene offerto.
    Se io offro un servizio di qualità superiore, con relativi investimenti effettuati in termini di struttura e di formazione, perché dovrei essere pagato quanto un collega che magari è una vera capra?

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  14. Ah, dimenticavo, il decreto ministeriale lo firma sempre il ministro, altrimenti non si chiamerebbe così.

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  15. pubblici ufficiali? quel che conta è che non decide il governo o il parlamento..

    poteri stabiliti dalle leggi? tar? ovvio.. ci mancherebbe che succedesse il contrario.. proprio per il principio di tutela dell'interesse generale

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  16. il ministro firma, ma non decide lui...

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  17. peraltro se il potere di decisione appartenesse solo allo stato, basterebbe che il governo decidesse di modificare le tariffe inserendo una tariffa minima pari a 1 euro e una massima pari a 10 milioni per ciascuna voce del tariffario e non servirebbe un decreto che abolisce le tariffe minime e massime

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  18. pubblici ufficiali? quel che conta è che non decide il governo o il parlamento..

    Se sono pubblici ufficiali, l'organo che rappresentano è pubblico, ovvero inserito nell'organizzazione dello stato...

    poteri stabiliti dalle leggi? tar? ovvio.. ci mancherebbe che succedesse il contrario.. proprio per il principio di tutela dell'interesse generale

    Anche questo significa che si tratta di organi statali...

    il ministro firma, ma non decide lui...

    questo non mi sembra esatto, il ministro firma il decreto ministeriale ed esercita un potere discrezionale, nei limiti fissati dalla legge...


    peraltro se il potere di decisione appartenesse solo allo stato, basterebbe che il governo decidesse di modificare le tariffe inserendo una tariffa minima pari a 1 euro e una massima pari a 10 milioni per ciascuna voce del tariffario e non servirebbe un decreto che abolisce le tariffe minime e massime

    Infatti non si parla del potere statale di fissare le parcelle, ma di stabilire il valore economico delle prestazioni.

    Ancora non ho capito come fai a sostenere che non era il potere statale a fissare le tariffe, visto che vengono adottate da un decreto ministeriale, con contenuto decisorio, su proposta di un organo statale qual è il CNF.
    Se non è potere statale questo, di cosa si tratta?

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  19. parcelle o valore economico delle prestazioni: dov'è la differenza?

    lo sostengo perchè mi pare che la sostanza sia quella.. poi le forme (decreto o no), la natura giudirica di chi decide (pubblico ufficiale) ecc sono dettagli...

    il potere statale, se esistesse, consisterebbe nel fatto che il governo decide, al massimo dopo aver sentito gli interessati... e volendo liberalizzare farebbe come ti ho spiegato

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  20. Secondo me ci stiamo avvitando attorno a un problema semantico.
    Allora, prima dell'abolizione funzionava così: esisteva un tariffario, con moltissime voci (alcune anche assurde, tipo la vacazione, il che mi faceva sorgere qualche dubbio che fosse nell'interesse del cliente).
    Questo tariffario era adottato con un decreto ministeriale, ministro della giustizia, su proposta del cnf, quindi giuridicamente era un provvedimento amministrativo, di carattere normativo.
    Il che significa che la legge attribuiva ad un organo governativo, cioè il ministro della giustizia, di determinare quali fossero le tariffe professionali che ogni avvocato avrebbe dovuto poi applicare ai propri clienti.
    In questo senso io intendevo potere statale, cioè il fatto che io dovessi obbligatoriamente utilizzare le tariffe stabilite con un regolamento ministeriale.
    Penso che ora ci siamo chiariti.
    In ogni caso quelle tariffe erano fatte apposta per fregare il cliente, giocando con le varie voci si gonfiavano le parcelle all'inverosimile, volendo, quindi non erano affatto una garanzia.

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  21. il problema semantico non mi appartiene proprio, visto che non faccio distinzioni tra tariffe e non so che, provvedimento amministrativo di carattere normativo, ruoli di tizio o caio...

    la sostanza è: chi decide? il governo come preferisce? o altri? a te la risposta..

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  22. Decideva il governo, in persona del ministro della giustizia, nel corso di un procedimento complesso che vedeva coinvolto anche il Consiglio di Stato in funzione consultiva. Ora non più, visto che sono state abolite, ci sarà solo un tariffario, sempre deciso dal ministro, per parametrare le liquidazioni giudiziali.

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  23. quindi a cosa serve fare un decreto + legge? basterebbe che il ministro decidesse che la tariffa (o prezzo o quel che è) minimo è 1 euro e il massimo 1 miliardo e non ci sarebbe alcun bisogno di decreto + legge...

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  24. Era già così, per ogni voce c'era un minimo e un massimo, hanno usato il decreto legge perché l'obbligo per il professionista di usare queste tariffe era stabilito dalla legge professionale, in modo che ogni professionista possa decidere quale costo proporre al cliente e questi, presumibilmente possa scegliere tra diverse opzioni, considerando che i meno abbienti hanno già il patrocinio a spese dello stato. E l'hanno fatto anche perché ordini avevano depotenziato la Bersani attraverso l'uso del potere disciplinare, attribuendosi il potere di verificare che le parcelle praticate, anche in assenza dei minimi, garantissero comunque il decoro del professionista, sanzionandolo, in caso contrario, a livello disciplinare.

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