23 febbraio 2012

La premiata ditta A&G colpisce ancora. Sull'articolo 18

Tre giorni fa sul Corriere Alesina e Giavazzi (che ormai scrivono in coppia, forse per rendersi più credibili?) hanno spiegato che in Spagna "Vincoli simili a quelli imposti dall'articolo 18 del nostro Statuto dei lavoratori erano stati eliminati in Spagna già nel 1997. Nei dieci anni successivi la disoccupazione scese di circa dieci punti: dal 17,8% all'8,3".

Una frase da far rizzare i capelli. Leggendola si potrebbe pensare che una buona legge sul lavoro è in grado, da sola, di dimezzare la disoccupazione.

Possibile? Ovviamente no, e infatti l'articolo del duo inizia con l'osservazione che  "In Spagna la disoccupazione totale è molto più alta che in Italia (23% rispetto a 9%)".

Dunque la legge sul lavoro non c'entra, anche se Alesina e Giavazzi ne parlano con entusiasmo. Se la disoccupazione scende dal 17,8% all'8,3% in dieci anni per poi risalire al 23%, la ragione del sali-scendi deve essere un'altra. Magari il crollo della domanda (di case e non solo), come suggerirebbe Keynes.

Ma contro l'articolo 18, feticcio nella lotta politica, ormai ogni argomento è buono. Quale sarà la prossima castroneria che ci toccherà leggere?

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Io ho studiato diritto del lavoro spagnolo

    ho appena dato l'esame tra l'altro

    Quindi un piccolo appunto ad Alesina a Giavazzi:

    In Spagna il licenziamento può essere: nulo, procendente o improcendente.
    Sia per il licenziamento disciplinario, che quello oggettivo (non so se chiama oggettivo anche in italiano, io i termini tecnici che ho studiato in spagnolo spesso li italianizzo ma non li so tradurre), che quello collettivo

    Se è nullo vuol dire semplicemente che non sono state seguite le procedure necessarie, o che si tratta di una rappresaglia verso proteste sindacali, o dovuto a seguito di un tentativo di violazione dei diritti fondamentali da parte del datore di lavoro eccetera eccetera queste cose qua, casi molto rari insomma

    Poi, è procendente, se l'impresa dimostra la fondatezza della sua decisione (che sia di carattere disciplinario verso il lavoratore, o di carattere economico che deve ridurre per forza il personale eccetera eccetera), insomma se il tribunale da ragione all'impresa, per così dire.
    In tal caso, se il licenziamento era disciplinario l'impresa non dovrà pagare nulla, se era oggettivo dovrà pagare una remunerazione pari a 20 giorni per anno lavorato.
    Il governo di Zapatero fece gravare per alcuni mesi parte di questo costo allo Stato, beccandosi l'accusa di incentivare i licenziamenti, di fare l'interesse delle imprese e non dei lavoratori e così via

    Se è improcedente, significa che l'impresa non è riuscita a dimostrare le sue giustificazioni per il licenziamento.
    In tal caso la remunerazione varia secondo il tipo di contratto, normalmente è pari alla somma dello stipendio di 45 giorni per ogni anno lavorato.

    Quindi questa è la differenza con il diritto del lavoro italiano (che non solo sotto quest'aspetto tutela molto di più i dipendenti, probabilmente perchè mentre qui negli anni '70 c'era Franco o al limite la transizione, in Italia c'era il pci in piazza)...

    Però che io sappia era già così da prima del '97, l'unica cosa che è cambiata se non sbaglio è che prima il licenziamento oggettivo poteva essere procedente o nullo, ora invece può anche essere improcedente, ma quello disciplinario era sempre stato uguale

    quindi l'idea di Alesina e Giavazzi secondo me è molto debole perchè in realtà era già facile pure prima del '97 licenziare in Spagna, bastava fare un licenziamento disciplinario se non lo dimostravi pagavi la stessa somma di quanto pagheresti ora se non dimostri un licenziamento oggettivo.
    Quindi non può essere stato quello il motivo della diminuzione della disoccupazione.

    E' chiaro che era la crescita economica

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  3. ma la dottrina economica che non si è fermata ai neo con di reaganiana memoria, ha giustamente continuato a evolvere in questi anni, e ricordo parecchie pubblicazioni che affermano quanto la libertà di licenziamento sia ininfluente sull'occupazione, se non spesso come dato negativo, perché i lavoratori, nel timore di essere licenziati senza rivalsa, consumano meno in previsione di tempi peggiori che possono sempre presentarsi... oltre al danno generale al benessere psicofisico, di non secondaria importanza... la misura dell'anima docet :D

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