Fissate le caratteristiche per una buona riforma, non resta che chiamare
qualche esperto. Servono economisti, qualcuno che sappia fare i conti e
simulazioni circa l'evoluzione futura del sistema pensionistico e
esperti di diritto capaci di spiegare, in base alle leggi vigenti, chi
ha diritto a cosa nei prossimi decenni.
Gli esperti dovranno disegnare diversi scenari, combinando insieme 3 elementi: l'età della pensione in vigore tra un quarto di secolo, l'importo della pensione (in rapporto all'ultima retribuzione o alla retribuzione media in un dato periodo) e le aliquote contributive.
Non c'è una sola combinazione possibile ma diverse: si può offrire una pensione più alta facendo pagare contributi maggiori, si può mandare la gente in pensione più tardi in cambio di contributi minori o di una pensione più elevata, e così via.
I tecnici devono offrire diverse combinazioni dei tre elementi e i politici devono scegliere la preferita.
E soprattutto devono prendere altre due decisioni importanti.
La prima è come si passa dal sistema pensionistico attuale, quello del 1988, a quello definitivo, in vigore tra 25 anni. Meglio un passaggio rapido, nell'arco di 5-10 anni o un passaggio graduale? Dunque meglio decidere oggi che da domattina l'età per la pensione si allunga di 10 anni senza passaggi intermedi o meglio allungare gradualmente l'età della pensione?
La seconda decisione è: chi paga le pensioni che abbiamo pensioni anomale? Le devono pagare gli altri lavoratori o si deve far ricorso a altre imposte per pagare la differenza tra le somme versate dai lavoratori e quelle incassate nei casi -ad esempio- di prepensionamenti?
(2 - continua) Il precedente articolo lo trovate qui: http://econoliberal.blogspot.it/2013/08/la-macchina-del-tempo-per-riformare-le.html
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