10 luglio 2014

Il falso problema della flessibilità di bilancio

Tutti sappiamo che il rapporto deficit/PIL dell'Italia deve restare sotto il 3%, ma si vorrebbe un limite flessibile, escludendo ad esempio dal calcolo del deficit alcune voci, come alcuni investimenti o le spese in ricerca e sviluppo.

Lo scopo è chiaro: se un paese soffre perchè il PIL non aumenta e anzi rischia di scendere ancora, è necessario aumentare la spesa pubblica, specie quella che promette di far crescere in futuro il PIL.

Ma perchè contenere il deficit? La risposta è che chi vuole un tetto al deficit e al debito ritiene che serva a evitare problemi di finanziamento del debito. Ogni anno gli Stati emettono titoli di stato per miliardi di euro, in parte per rinnovare i titoli in scadenza e in parte per finanziare il deficit, cioè le spese statali non coperte da tasse e imposte.

Più alto è l'ammontare dei titoli emessi, maggiore è il rischio che qualche asta dei titoli di stato, vale a dire il collocamento sul mercato dei titoli, vada deserta o che i potenziali sottoscrittori dei titoli chiedano tassi più alti. In altri termini maggiore è il debito, maggiore il rischio che il debitore fallisca o che debba pagare tassi più elevati per indebitarsi.

Tuttavia abbiamo imparato che il pericolo di un default o di un aumento dei tassi dipende da molti fattori, come le politiche di uno stato, le scelte della banca centrale, la forza di una moneta, le prospettive di crescita di un'economia.

Nel 2011 ad esempio lo spread e il relativo tasso pagato sui titoli emessi dallo stato sono saliti a livelli superiori agli attuali nonostante un'economia migliore dell'attuale. Nel frattempo sono cambiate molte cose in ambito politico, l'economia è peggiorata e, soprattutto, è cambiata la politica della Banca Centrale Europea.

Alla BCE si devono i tassi bassi, che resteranno bassi a lungo, come ha spiegato di recente Mario Draghi, anche perchè il debito pubblico in molti paesi europei è destinato a salire a livelli "italiani", visto che tali paesi possono sostenere un deficit più elevato grazie a debito inferiore di quello italiano.

Se i tassi bassi dipendono dalla politica monetaria della BCE, poco importa che il deficit sia il 3,2% invece che del 2,9%. Qualche miliardo in più richiesto ai mercati non cambia il "merito di credito" dell'Italia, che ha oltre 2000 miliardi di debito pregresso. Escludere alcune spese per mantenere il restante deficit sotto il 3% vuol dire fingere: fingere di chiedere al mercato una somma inferiore. Cosa possibile non perchè alcune spese sono più utili di altre ma perchè il tasso lo fa la BCE più del mercato.






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