Corrado Passera, ex ministro col governo Monti, ex amministratore di Olivetti, Poste e Intesa San Paolo, si propone con futuro leader del centro-destra, alternativo a Renzi e al PD, e offre le sue discutibili ricette economiche.
A suo avviso l'Italia ha bisogno di 400 miliardi per ripartire. Ma dove prenderli?
Una parte consistente di questi soldi arriverebbero da un lavoro più efficiente della pubblica amministrazione, per esempio per la costruzione di infrastrutture che sono previste e finanziate ma per lungaggini burocratiche sono in ritardo. Si tratterebbe, secondo Passera, di usare meglio i soldi già disponibili e i fondi europei.
Poi per Passera lo Stato dovrebbe pagare i debiti della pubblica amministrazione e, infine, un grosso contributo al rilancio dell'economia arriverebbe dallo sblocco del TFR: a richiesta i dipendenti potrebbero chiedere di ottenere subito, in busta paga, il trattamento di fine rapporto.
Tutto questo, con l'aggiunta di finanziamenti per imprese e lavoratori e di sconti fiscali vari, per esempio per incentivare la costruzione di infrastrutture in concessione, come le autostrade, aiuterebbe in modo rilevante l'economia, mobilitando 400 miliardi di euro.
Sono proposte che lasciano molti dubbi, non fosse altro perchè provengono dal ministro di un governo "colpevole" di un calo del PIL di oltre il 4% in due anni.
Non c'è niente di innovativo nel prevedere un governo più efficiente, capace di usare meglio i fondi pubblici, accorciare i tempi che trascorrono tra la decisione di spesa e la realizzazione dell'opera. Lo sblocco dei debiti è un fatto certamente positivo, ma forse Passera esagera. Il governo di cui faceva parte ha pagato parte dei debiti, incontrando non pochi problemi per gli effetti sul debito pubblico e sul deficit che tale pagamento comporta. E l'incasso del crediti da parte delle imprese non è detto che si possa trasformare in maggiore spesa.
Spesa che invece può anzi deve arrivare dalle famiglie. Passera critica la scelta degli 80 euro, ma vuole dare più soldi alle famiglie soprattutto con lo sblocco del TFR, su base volontaria.
I lavoratori dipendenti potrebbero chiedere all'impresa di incassare subito tale somma, rinunciando ad un uso futuro sotto forma di trattamento di fine rapporto o di contributo a un fondo pensione.
Per il lavoratore si tratterebbe di guadagnare un pò di benessere attuale in cambio di un minor benessere futuro. Molti non accetterebbero, comprendendo le conseguenze o semplicemente perchè non ne hanno bisogno. Altri si chiederebbero: si tratta di un provvedimento destinato a durare?
Immaginate un lavoratore che decida di usare questa possibilità. Si troverebbe di fronte a due scenari: incassare tutti gli anni in busta paga il TFR o solo per qualche anno.
Solo chi è poco razionale e si illude di avere in futuro lo stesso livello di benessere potrebbe scegliere di incassare tutti gli anni il TFR. L'economia potrebbe beneficiare di questa illusione, mentre è più difficile che qualche beneficio derivi da chi capisce che incassare subito significa rinunciare a qualcosa in futuro. Costoro potrebbero infatti usufruire del TFR in busta paga per pagare qualche debito o per un acquisto straordinario. Solo in questo caso ci sarebbero effetti per l'economia, mentre la consapevolezza di perdere reddito in futuro stimolerebbe immediatamente la propensione a risparmiare, con effetti negativi per l'economia.
Insomma le proposte di Passera sembrano davvero povere. L'unica cosa che colpisce è la somma in ballo, 400 miliardi. Pochi dei quali si trasformerebbero in maggiore spesa e qundi in miglioramenti della situazione dell'economia italiana.
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