16 novembre 2014

Barolo Boys

Un bel documentario trasmesso da Rai2 (visibile qui: htmlhttp://www.tg2.rai.it/dl/tg2/RUBRICHE/PublishingBlock-8f49a286-7527-4264-9979-72b4aca618d8.html) offre una bella lezione di economia, che proverò a sintetizzarvi.

Negli anni '70 alcuni piccoli produttori di vino a Barolo si trovano in mano aziende vitivinicole a gestione famigliare che faticano a sopravvivere. Il vino si vende sfuso e il prezzo è basso, come la qualità, condizionata da metodi di produzione antichi, molto tradizionali.

Decidono di cambiare, adottano nuove botti e un metodo quasi rivoluzionario: si riuniscono, confrontano i metodi di produzione, valutano i risultati e imparano dai migliori e dagli errori. Poi arriva un giovane toscano, Marco De Grazia, che li convince a portare i loro vini "innovativi" negli USA.

E' un successo, trovano nuovi mercati, vendono a prezzi molto più elevati, creano un modello da imitare, portano ricchezza dove c'era povertà e fame.

Ma il successo riporta l'orologio indietro. Il lavoro comune, la collaborazione che ha reso importante il Barolo in tutto il mondo, finisce. Torna l'individualismo dei produttori che col tempo da innovatori si trasformano in conservatori, ostili alle novità proposte dalle nuove generazioni.

Innovazione e conservazione, individualismo e capacità di far gruppo, invidie e condivisioni. Tutto questo rende povero o ricco un prodotto e un territorio.

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