06 novembre 2014

Titoli di stato perpetui

E' possibile ripagare il debito pubblico e quanto tempo ci vorrà?

La risposta a questa domanda è sì, in teoria. Ma se vogliamo essere realisti, la risposta giusta è no, il debito pubblico è perpetuo o quasi.

Lo testimonia il caso inglese dei perpetual bond. Titoli emessi per la prima volta addirittura nel 1720, quando scoppiò la bolla della Compagnia dei mari del sud e il governo inglese emise titoli di stato perpetui con un rendimento del 5%.

Poi sono arrivate le guerre (contro Napoleone, contro i russi in Crimea, la prima guerra mondiale) o altri eventi, come le carestie, che hanno richiesto l'emissione di altri titoli di stato "perpetui", sempre con rendimento pari al 5%.

Le guerre richiedono capitali e spesso causano inflazione e possono ridurre la capacità di uno stato di produrre reddito e pagare le imposte. L'emissione di titoli perpetui (o a lungo termine) a tassi fissi era un'assicurazione contro il rischio di aumenti futuri di tassi, spinti dall'inflazione o dalla scarsità dell'offerta di capitali.

Ora il governo britannico ha deciso di rimborsare l'ultima parte dei bond. La ragione è semplice: il 5% è un tasso elevato.

Finisce l'epoca dei titoli di stato perpetui, ma è un cambiamento solo formale. Si emettono altri titoli che rendono meno e alla scadenza saranno rinnovati... in perpetuo o quasi. Tra un titolo perpetuo (o irredimibile come si direbbe in Italia) e un titolo con una scadenza ma rinnovato infinite volte non ci sono molte differenze. A unirli è il fatto che il debito non è facile da ridurre. Succede raramente e di solito in situazioni particolari, come ad esempio quando uno stato fallisce o quando l'economia va così bene che le entrate fiscali permettono la riduzione del debito.


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